Influenza reciproca e circolare tra società e individuo
Perché uno psicologo psicoterapeuta dovrebbe mantenere un atteggiamento critico verso il mondo contemporaneo, nei confronti dello spirito del suo tempo, mettendo ad esempio in discussione un legittimo desiderio di maternità e/o paternità?
DOTT.SSA SIMONA ADELAIDE MARTINI
Aristotele, IV secolo A.C., nella “Politica” definisce l’uomo un animale sociale, teso ad aggregarsi ai suoi simili per costituire un nucleo sociale. Una sorta d’istinto primario che porta gli individui a cercare altri individui, al fine di creare un gruppo di condivisione e coesione.
Darwin (L’origine della specie, 1859) si occupa a lungo della questione socialità, osservando e studiando il branco di animali. Ottiene la conferma dell’istinto primario di aggregazione e il bisogno di stare vicino ai propri simili per ottenere sostegno, aiuto e protezione.
Freud, ne “Il disagio della civiltà” (1930), affronta il tema della genesi e delle funzioni della cultura, intesa come tentativo di costituire principi di ordine e pulizia, al fine di controllare, gestire e, talvolta, negare istinti primari umani.
Il percorso di analisi della relazione tra individuo e società risulta certamente più tortuoso e complesso della breve rassegna di autori e teorie presentate e che, in tempi e con approcci epistemologici differenti, hanno sottolineato lo stretto legame, a tratti anche legato alla sopravvivenza sia fisica che psichica, tra queste due istanze e rappresentazioni.
La riflessione dell’influenza reciproca e circolare tra società e individuo resta uno dei punti cardine degli studiosi delle scienze umane, tra cui gli psicologi, nelle loro differenti forme di pensiero e di interesse disciplinare. Lo studio e l’osservazione della psiche umana implica, inevitabilmente, un’attenzione a come questa si esprime e si relaziona all’interno di uno spazio condiviso e aggregativo. Necessariamente, per conoscere a fondo le motivazioni, in senso etimologico, delle azioni e dei comportamenti umani, nonché la strutturazione del pensiero e l’espressione delle emozioni, risulta imprescindibile spostare lo sguardo sullo sfondo sociale. Ciò non significa esprimere giudizi di valore o stabilire una dicotomica separazione tra giusto e sbagliato, ma collocarsi in un’ottica di attenta analisi delle ombre e delle sfaccettature che inevitabilmente emergono, quando si affrontano temi di attualità che coinvolgono l’individuo e la società nel loro divenire.
Come ultima osservazione rispetto alla domanda di partenza, vorrei invitare a visualizzare il costrutto della famiglia come possibile microambiente sociale, collocato in un macroambiente le cui dinamiche interne riflettono quelle esterne e viceversa, in una circolarità continua e infinita, su cui noi psicologi e psicologhe siamo chiamati a riflettere e a stimolare confronti costruttivi ed evolutivi.
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