Una buona comunicazione riduce il rischio di conflitto sul lavoro
Una buona comunicazione e La comprensione si sé e dell’altro sono alla base di una relazione utile, serena, efficace.
Raramente sul posto di lavoro si usano modalità comunicative differenti da quelle usate anche in altri contesti e la incapacità di modularsi, sapendo quando e come modificare il proprio modo di dire o quello che si pensa, è tra le cause sia del conflitto che del malessere.
Non essere capiti nella richiesta dei propri bisogni o delle proposte professionali, è frustrante, mina l’autostima e rafforza la convinzione di non essere all’altezza o di non avere sufficientemente credibilità e quindi competenza.
In realtà riuscire a sentirsi apprezzati e compresi richiede una co-costruzione nel rapporto con l’altro (capo o collega) e una comunicazione tanto efficace quanto assertiva.
Proviamo a esaminare da vicino tre degli stili comunicativi spesso usati ovvero: l’aggressivo, il passivo, l’assertivo.
Comunicare in modo aggressivo non significa solo usare un tono di voce o un atteggiamento non verbale (gesticolare con rabbia, essere troppo vicino all’interlocutore, toccarlo) ma anche esprimersi verbalmente con parole inadatte alla situazione. Chi è abituato a relazionarsi in questo modo tende a mettersi al centro dell’attenzione, senza tener conto della posizione dell’altro, rimarcando posizioni senza metterle in discussione. Alla base del comportamento c’è spesso una errata convinzione che senza mostrare caparbietà e forza si sarebbe deboli, non competitivi. Se perpetrato e usato come unisco stile comunicativo ha come conseguenza la difficoltà di tessere relazioni, creare alleanze, stress, solitudine.
Lo stile passivo si potrebbe definire come il contrario del precedente. Chi lo usa non riesce a riconoscerne né il proprio valore, né i propri diritti. Tende a dare eccessiva importanza al bisogno dell’altro, a mettersi in disparte, a stare in ombra sia perché convinto di non meritare nulla, sia per evitare discussioni e conflitti che non sarebbe in grado di gestire. Le strategie usate sono il «non detto», il «mi accontento», il «a me basta questo». Le conseguenze la sensazione di non essere adatto a nessun ruolo o contento e il costante inesauribile bisogno di approvazione.
Lo stile assertivo si osserva quando l’interlocutore è capace di adattare la sua comunicazione alla situazione e alle persone con le quali è in relazione. Riconosce i propri bisogni e riesce a esprimerli nel rispetto di quelli degli altri. Il suo non verbale è congruo al contenuto di quanto afferma, non teme l’opposizione, il confronto e neppure il conflitto. Il suo scopo è comprendere ed essere compreso. Sul luogo lavoro mantiene ben separate le problematiche personali (un problema di coppia, una complessa relazione con i figli) da quelle professionali. Se contraddetto o se non ottiene quanto richiesto, accetta la situazione senza mettere in discussione autostima ed autoefficacia.
(Articolo a cura della Dottoressa Mariangela Ciceri, dottore in psicologia e counselor
autrice del volume Il counseling in azienda e nei gruppi. Comunicazioni efficaci ed analisi delle relazioni)
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