Malati di mente? No!
La rilevanza del linguaggio in riferimento alle persone colpite da una malattia mentale è fondamentale nella percezione di qualsiasi patologia
Una nuova ricerca suggerisce che anche sottili differenze nel modo con cui ci si rivolge alle persone affette da malattie mentali può influenzare gli altri.
I partecipanti di uno studio dell'Ohio State University hanno mostrato meno tolleranza e compassione verso le persone definite "malate di mente" rispetto a quelle classificate "con malattie mentali".
Secondo il Dottor Darcy Haag Granello, autore dello studio, i risultati suggeriscono che la scelta del linguaggio adottato non deve essere visto solo come una questione di "correttezza politica", non si tratta di esprimersi in modo giusto per una questione di apparenze.
Il linguaggio che usiamo ha effetti reali sui nostri livelli di tolleranza nei confronti delle persone affette da malattie mentali.
L'uso del linguaggio "in prima persona" quando si parla di pazienti portatori di disabilità o malattie croniche, è un modo per rispettare la loro personalità, separando l' identità da qualsiasi deficit o diagnosi di cui potrebbero essere affetti.
Quando si utilizza l'affermazione "le persone con una malattia mentale", si sta sottolineando che esse non sono definite esclusivamente dalla loro disabilità; ma quando si parla di "malati di mente" la disabilità è l'intera definizione della persona.
Questo è il primo studio che esamina come l'uso del linguaggio in prima persona potrebbe influenzare la tolleranza verso le persone con malattie mentali.
La ricerca ha coinvolto tre gruppi di persone: 221 studenti universitari, 211 adulti non studenti e 269 consulenti professionisti e consulenti in formazione che frequentavano l'American Counseling Association.
Il disegno dello studio è molto semplice. Tutti i partecipanti hanno compilato un Questionario sulle conoscenze e gli atteggiamenti delle malattie mentali (CAMI). E' uno strumento di 40 item progettato per misurare l'atteggiamento assunto nei confronti delle persone con malattie mentali diagnosticate.
I partecipanti hanno indicato il grado in cui erano d'accordo con le dichiarazioni presentate nel questionario, attraverso una scala di cinque punti da uno (fortemente in disaccordo) a cinque (molto d'accordo).
I questionari erano tutti identici, tranne per un aspetto: metà delle persone hanno ricevuto un sondaggio in cui ci si riferiva ai pazienti come "malati di mente" e l'altra metà aveva riferimenti alle "persone affette da malattie mentali." I questionari erano composti di quattro sottoscale riguardanti le diverse modalità di come ci si potrebbe comportare di fronte alle malattie mentali.
Le quattro sottoscale indicanti le modalità di comportamento sono:
1) Autoritarismo: "I malati di mente o le persone con malattia mentale hanno bisogno dello stesso tipo di controllo e disciplina di un bambino";
2) Benevolenza: "I malati mentali o le persone con malattia mentale sono troppo soggette ad essere ridicolizzate";
3) Restrittività sociale: "I malati di mente o le persone con malattie mentali dovrebbero essere isolate dal resto della comunità”;
4) Ideologia della salute mentale per la comunità: "I malati mentali o le persone con malattia mentale, abitando nelle residenze, potrebbero dare rischi troppo grandi per gli altri residenti".
I ricercatori hanno rilevato che ciascuno dei tre gruppi studiati (studenti universitari, altri adulti e consulenti) hanno mostrato meno tolleranza verso le affermazioni che presentavano l'espressione "malati di mente", ma in modi leggermente diversi.
Gli studenti universitari erano meno tolleranti per le sottoscale di autoritarismo e restrittività sociale; gli altri adulti hanno mostrato meno tolleranza per quelle di benevolenza e ideologia della salute mentale per la comunità; mentre i consulenti professionali o in formazione erano meno accondiscendenti nelle sottoscale di autoritarismo e restrittività sociale.
Il punto importante da sottolineare in questo studio è che l'intero campione è stato influenzato dal linguaggio usato per descrivere le persone con malattia mentale.
Una scoperta sorprendente è stata che i consulenti, anche se hanno mostrato una maggiore tolleranza nel complesso rispetto agli altri due gruppi, hanno comunque presentato una grande differenza nei livelli di tolleranza a seconda di ciò che hanno letto.
Pertanto i consulenti che lavorano ogni giorno con persone che hanno una malattia mentale possono essere influenzati dal linguaggio usato per riferirsi loro. Bisognerebbe essere consapevoli di come il linguaggio possa influenzare le loro decisioni quando lavorano con questi clienti.
Il messaggio dello studio è che tutti, soprattutto i media, hanno bisogno di cambiare il modo con cui si riferiscono alle persone affette da malattia mentale.
Sicuramente la gente utilizza l’espressione "malati di mente" perchè è più breve e pratica rispetto a "persone con malattie mentali"; ma tali individui meritano comunque che il nostro linguaggio cambi in quanto, conseguentemente, si modifica anche la nostra percezione.
Il trattamento fatto di rispetto e comprensione devono meritarlo tutte le persone indistintamente.
(Tratto da PsychCentral)
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Benedetta Marrone)
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