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Psicologi a scuola

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Annamaria Improta.
Psicologa Clinica di Comunità e Psicoterapeuta presso il Centro di Psicologia Clinica Territoriale essebi di San Giorgio a Cremano e lo Studio Multidisciplinare per l'infanzia l'adolescenza e la famiglia di Portici. Formatrice, Pedagogista Docente di sostegno e Coordinatrice delle attività per l’Inclusione presso I.C. 1° “Don...

Annamaria Improta.
Psicologa Clinica di Comunità e Psicoterapeuta presso il Centro di Psicologia Clinica Territoriale essebi di San Giorgio a Cremano e lo Studio Multidisciplinare per l'infanzia l'adolescenza e la famiglia di Portici. Formatrice, Pedagogista Docente di sostegno e Coordinatrice delle attività per l’Inclusione presso I.C. 1° “Don Bosco – Melloni” di Portici (NA). Coordinatrice per l’Italia del Modello Educreando© Binazionale - Vicepresidente Associazione Tanos. Docente a contratto presso l'Università degli Studi di Salerno e Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Autrice del libro Intervento psicologico per la scuola e metodi narrativi. Strategie per la costruzione dell’intervento e curatrice dell’e-book EMOZIONARIO… per la DaD. Isolamento sociale e approccio soggettivo. Guida per insegnanti, psicologi e genitori, editi da Edizioni Psiconline.

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I B.E.S. questi conosciuti: le 'Parole per dirlo'

bes le parole per dirloLa fiducia in se stessi non assicura il successo, ma la mancanza di fiducia origina sicuramente il fallimento
(Albert Bandura)

 

Come anticipato nel primo1 post di quest’approfondimento sugli alunni con B.E.S. intendo qui, come ho fatto anche per l’area della disabilità, fornire una bussola terminologica per orientarsi negli acronimi più spesso utilizzati nella scuola. Scopriamo quindi, in relazione alle difficoltà scolastiche quali sono le nostre Parole per dirlo, non avendo la pretesa dell’esaustività ma offrendo uno strumento per i non addetti ai lavori, per i quali può essere complesso orientarsi per far valere i propri diritti.

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I BES nella scuola oggi: lo stato dell’arte

I BES nella scuola oggi lo stato dellarteLa saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza.
(Gregory Bateson)

A circa quattro anni dall’emanazione della normativa sull’inclusione degli alunni con Bisogni Educativi Speciali e dopo aver riflettuto sui punti di debolezza e i punti di forza della normativa il focus di questa riflessione sarà l’organizzazione delle scuole in relazione a detti alunni.

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I B.E.S. nella scuola oggi: il problema dell’individuazione

i bes nellla scuola di oggiStrumenti compensativi [e misure dispensative] non sono medicinali da prescrivere con ricetta medica, come sembra leggendo certe diagnosi, ma degli strumenti didattici con i quali, in certi casi e a certe condizioni, è possibile bilanciare (compensare significa proprio "bilanciare") un disturbo o una difficoltà…[…]

È emblematico ad esempio, l'atteggiamento verso la calcolatrice il cui impiego a scuola, che non è vietato da nessuna norma,[…]ma viene spesso ammesso solo se imposto da un'autorità sanitaria esterna, come un farmaco pieno di controindicazioni da assumere sotto rigorosa prescrizione medica.

Non è quindi agli specialisti che dobbiamo chiedere di fare un passo indietro quanto piuttosto alla scuola di farne, con decisione, almeno un paio in avanti.

(Flavio Fogarolo)

Per chiarezza cominciamo a fare un discrimine: i B.E.S. non si certificano! A dirlo è Flavio Fogarolo, formatore, vicepresidente dell’Associazione Lettura Agevolata di Venezia e collaboratore del Centro Studi Erickson.

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Luci ed ombre della normativa sui B.E.S.

luci ed ombre sui besCosta meno caro aiutare un giovane a costruirsi
che aiutare un adulto a ripararsi.
(Anonimo)

All’indomani dell’emanazione della Direttiva Ministeriale del 27/12/2012 e della relativa Circolare applicativa relative a “Strumenti di intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l'inclusione scolastica” si accese un ampio dibattito, tra detrattori e difensori circa le effettive opportunità offerte da tale norma.

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#Sfida Autismo

giornata mondiale autismoPiù che di “autismo” sarebbe più opportuno parlare di “autismi”, o, meglio ancora, sarebbe il rinunciare alle etichette e concentrarci su quel bambino che magari non sa giocare, comunicare, esprimere le proprie emozioni, che vive in una condizione di isolamento perché le interazioni sociali sono precluse ai diversi, ma che sa offrirci la ricchezza della sua diversità, da cui tutti abbiamo da imparare.
 (Eugenio Serravalle)1

In occasione della “Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo” che si è celebrata a livello internazionale il 2 aprile, metto in stand by la discussione che sto portando avanti sulle problematiche degli altri alunni con Bisogni Educativi Speciali, per dedicare questa mia riflessione alla sfida dell’autismo, per sottolineare quanto spesso ho affermato nei miei precedenti post: ciascuno va rispettato,  per l’intrinseco valore che porta dentro di sé, valorizzando ciò che di positivo, bello, significativo  ha da dare!

Del resto a me non è mai piaciuta la definizione “autistico”, preferisco “affetto da autismo” giacché il soggetto non è la malattia ma ben altro… In questa prospettiva è necessario riflettere su come la convivenza con i coetanei rappresenta per tutti (alunni con autismo e normo dotati) un’occasione unica per sperimentare apprendimenti funzionali con il diverso da sé,  insieme al/ai quale/i imparare a comprendere il mondo, imparandone le regole, per generalizzare via via in altri contesti le abilità apprese a scuola. Certo è un’operazione ardua e complessa, che necessita della collaborazione di tutte le figure interne ed esterne che ruotano intorno all’alunno, anche prevedendo adattamenti organizzativi dell’ambiente scolastico e un impiego di tutte le risorse disponibili.

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