Oblio
L'oblio è un processo naturale di perdita dei ricordi per attenuazione, modificazione o cancellazione delle tracce mnemoniche, causato dal passare del tempo tra l’esperienza vissuta e l’atto del ricordo.
L’ oblio è l’incapacità di riprodurre e ricordare i contenuti appresi e, nella tradizionale interpretazione della psicologia generale, esso è il frutto di un progressivo indebolimento dei depositi mnesici.
Nella teoria psicanalitica, invece, l’oblio è concepito come il risultato di un processo difensivo di rimozione contro l’emergere di contenuti mnemonici sgraditi; difatti, Sigmund Freud identifica l'oblio come una delle facoltà difensive della mente umana che tende a rimuovere contenuti e pensieri ritenuti minacciosi, i quali rimangono inconsci e repressi.
L’ oblio rappresenta la dimenticanza intesa come fenomeno non temporaneo, non dovuto a distrazione o perdita momentanea di memoria, ma come stato più o meno duraturo, come scomparsa o sospensione del ricordo con un particolare accento sullo stato di abbandono del pensiero e del sentimento.
La prima ricerca sull’oblio è stata condotta dallo studioso tedesco Ebbinghaus (1885-1923) che, usando se stesso come soggetto dell’esperimento, apprese un numero sterminato di liste di sillabe senza significato, per verificare quante ne avrebbe dimenticate col passare del tempo. Dimostrò che, quando si apprendono sillabe senza senso, l’oblio passa da una condizione molto rapida ad una molto più lenta, intuendo che la sua funzione fosse approssimativamente logaritmica.
Tuttavia, quando si passa da studi di laboratorio a studi naturalistici, la situazione che emerge è molto più ottimistica: si è trovato, ad esempio, che si dimentica ben poco del vocabolario e della grammatica di una lingua straniera e che si ricordano abbastanza bene facce e nomi. Appare quindi evidente che il ricordo percorre strade molto individuali.
Nella memoria umana la perdita dell'informazione che caratterizza l’oblio, può avvenire in uno qualsiasi dei diversi processi di memorizzazione: codifica, ritenzione e recupero, e diversi sono i fattori che possono determinarlo, primo fra questi il trascorrere del tempo. Molto importante è anche il ruolo dell'attenzione: se infatti non ne prestiamo abbastanza nel momento di codifica dell'informazione, sarà più difficile in seguito recuperarla.
Anche i fattori emotivi possono interferire con la memoria: è stato provato, per esempio, come l'ansia determini una stimolazione distraente che indebolisce la capacità di ricordare; a tal proposito, Freud ha enfatizzato l’importanza dei suddetti fattori in quanto avvenimenti avvertiti come minacciosi, o causanti ansia, spesso non riescono ad accedere alla sfera della consapevolezza.
Sono significative inoltre le interferenze di altri ricordi; l’interferenza può essere proattiva, se ciò che dobbiamo memorizzare viene ostacolato da ricordi o eventi simili precedenti, oppure retroattiva se l'informazione nuova ostacola la ritenzione di ciò che era già stato memorizzato.
L'oblio può avere anche cause organiche come traumi cranici o danni cerebrali; la malattia più nota che riduce la capacità di memoria, soprattutto nelle persone anziane, è il morbo di Alzheimer. Siamo però consapevoli del fatto che, a prescinedere da malattie cerebrali degenerative, col passare del tempo la memoria sbiadisce e, nell’esperienza quotidiana, non si può fare a meno di constatare come, a volte, la memoria non sia efficace. L’insuccesso può essere temporaneo o definitivo, dimenticando completamente oppure ricordando, in maniera confusa e del tutto insoddisfacente, concetti che erano stati studiati a fondo con dispendio di tempo.
per approfondimenti:
- Dizionario di Psicologia, Ed. Paoline
- Enciclopedia Treccani
- Sapere.it
(a cura della Dottoressa Benedetta Marrone)
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