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Crisi per tradimento (1534711372798)

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on . Postato in Relazioni, Coppia, Famiglia | Letto 1047 volte

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le risposte dellespertoValina, 36

domanda

 

 

Gent.mi, vi scrivo perché sto vivendo un momento molto difficile nel mio rapporto di coppia.

Stiamo insieme da 12 anni e nel 2012 ebbi una crisi profonda (avevo appena compiuto 30 anni) in cui, per un periodo, misi in discussione tutto, rapporto compreso.

Passata la burrasca, durata qualche mese siamo tornati insieme. Quattro anni, quindi nel 2014, in concomitanza con l'improvvisa malattia del fratello del mio compagno, ho scoperto di essere stata tradita. I segnali c'erano tutti, lui era infelice, molto triste per suo fratello e me lo diceva, come se volesse qualcosa di più da me, come se io mancassi in qualcosa.

Da par mio, ho vissuto questa terribile malattia come si fosse ammalato mio fratello (ero molto legata a lui) per cui ho preso un'aspettativa e ho vissuto, insieme al mio compagno, mesi di visite, viaggi nei vari ospedali, notti di pianti e disperazione, fino a quando, 10 mesi dopo, la malattia ha vinto.

Il tradimento l'ho scoperto in modo piuttosto maldestro, circa un mese prima che suo fratello venisse a mancare. Prima c'erano stati tutta una serie di segnali, tra cui il continuo trattarmi male o fare battute su di me come se mancassi costantemente in qualcosa; di fronte a questi atteggiamenti gli avevo anche detto che, come ben sapeva all'inizio della nostra storia, non avrei mai e poi mai potuto perdonare un tradimento.

Comunque, tornata a casa dopo un weekend in cui sono andata fuori città per fare visita ai miei genitori, ho scoperto questo tradimento perché maldestramente qualche "oggetto" di lei era finito tra il letto e un comodino. Ho urlato, ho pianto, lui era seduto sul divano, evidentemente addolorato e non ha voluto darmi alcuna spiegazione, ma si è limitato solo a ripetere che gli dispiaceva molto. Sono rimasta lì, perché in fondo non sarei riuscita ad andarmene e perché volevo un bene infinito a suo fratello e sapevo che ci avrebbe presto lasciati.

Sono andata avanti tutti questi anni, anni in cui non c'è stato mai un confronto, mai una spiegazione, mai un tornare sul discorso. Ho provato a parlare una volta e sono stata accusata di esagerare e ha ricominciato ad avere con me quel tono di superiorità, sempre come se continuassi ad essere, ai suoi occhi, una persona di poco valore.

Ora, a distanza di anni, con me è tornato quello di una volta, dolce, premuroso, come se mi avesse riscoperta e "rivalutata". Ultimamente però qualcosa si è rotto dentro di me, anche perchè ogni volta che ricevo da lui una risposta aggressiva o comunque di disaccordo, rivedo e rivivo quei comportamenti quasi di mal sopportazione che aveva in quei giorni e mi sento morire.

Sono abbastanza certa che quella frequentazione sia finita qualche tempo dopo ma è anche vero che solo nell'ultimo anno e mezzo ha smesso di coprire il telefono e portarselo dietro ovunque (anche in bagno). Io non so cosa fare, se penso di parlargli mi sento male perché lui, come già detto, sottovaluta la cosa.

In questi anni ho ripensato spesso a quello che è accaduto... se si fosse trattato di un momento di "disorientamento", dovuto alla sofferenza di vedere il proprio fratello spegnersi, avrei potuto fare considerazioni differenti ma l'aver pianificato questi incontri, aver portato questa persona a casa, avermi trattato quasi con schifo per tutto il tempo, evidentemente ha lasciato il segno.

Quello che mi chiedo, "forte" della mia insicurezza cronica e del mio non voler mai arrecare sofferenza a nessuno, è se dopo 4 anni posso avere ancora il diritto di sentirmi così, vuota, priva di sentimenti se non di rabbia e di dolore. Insomma mi sento in colpa perché non provo più quello che provavo e non so cosa fare.

Perdonate lo sfogo, non mi sento molto in me e probabilmente ho scritto anche in modo piuttosto confuso. Grazie per l'attenzione che vorrete riservarmi.

 


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risposta

 

 

Cara Valina,

tutti noi abbiamo il diritto di provare o non provare qualsiasi sentimento, e non dovremmo mai sentirci in colpa per il fatto di provare o di non provare qualcosa. Ogni sentimento ha diritto di cittadinanza in noi, e nel bene o nel male, i sentimenti non hanno nemmeno una sorta di "data di scadenza" oltre la quale smettono di essere accettabili.

Ciò che fa la differenza, ciò che può essere giusto oppure sbagliato, accettabile oppure no, non è il sentimento in sé, ma soltanto ciò che scegliamo di farne, come lo esprimiamo e lo gestiamo, come lo "usiamo" nella relazione.

Se a distanza di anni da un tradimento lei prova ancora rabbia, dolore e disamore, non ha bisogno di aggiungerci anche il senso di colpa, ma di accettare questi sentimenti come parte di lei e della vostra relazione, e finalmente di affrontarli.

Disse Jung che ciò che accettiamo scompare, ciò che rifiutiamo ci perseguita: intendeva a mio modesto parere metterci in guardia dal pericolo e dalla sofferenza rappresentati da un sentimento negato, dalla permanenza di un non detto.

C'è tra di voi un importante discorso mai affrontato, come un'erba maligna che viene regolarmente tagliata appena fa capolino affinché non rovini l'aspetto del prato, ma nel frattempo sotto terra le sue radici si fortificano e si espandono indisturbate, propagandosi non viste nel terreno della vostra relazione.

Comprendo bene quanto possa essere difficile, ma mi sento di consigliarle di affrontare le questioni in sospeso nella sua relazione: come, quando, in che misura, solo lei può sapere cosa è meglio. Tuttavia, continuare così appare insostenibile. Per lei è molto importante non arrecare sofferenza a nessuno: la incoraggio quindi a fare tutto il possibile per non arrecarne alla persona più importante della sua vita, quella che qualsiasi cosa accada non la lascerà mai: lei stessa.

 

Pubblicato il 11/09/2018

 

A cura della Dottoressa Elisabetta Ranghino

 


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Tags: consulenza online gratuita crisi tradimento

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