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I blog di Psiconline

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Parliamo di Psicologia insieme ai nostri amici online...

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Il migrante che sta al mio confine

Il migrante che sta al mio confineAgosto merita un articolo estivo, uno scritto assolato da leggere sotto l’ombrellone, all’ombra di un albero sopra una collina, oppure, se siete rimasti in città, da far scorrere sul vostro telefonino mentre gustate un caffè freddo al baretto nella piazza a Roma, Milano, Torino o … in qualunque “metropoli” semideserta. 

In questo momento io vi penso e vi scrivo seduta in un bel giardino; me ne sto a guardare i villeggianti che passeggiano sul lungomare di Ventimiglia, al confine tra l’Italia e la Francia.

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La delusione dopo l'arrivo

delusione dopo arrivoCome sappiamo il fenomeno migratorio sopratutto dal continente africano sta assumendo negli ultimi tempi forme molto difficili da sostenere. Sottolineo innanzi tutto che la maggior parte dei migranti non proviene da paesi in guerra, per cui sono già predestinati a non avere il permesso di soggiorno. Personalmente non saprei cosa suggerire per fermare questa interminabile catena umana. Non sono d'accordo ne' con la chiusura delle frontiere, ne' con il ritiro delle navi della Marina Militare Italiana, sostituite da quelle della guardia costiera libica.

Mi rendo però conto che l'arrivo in Italia rappresenta sia la fine dei loro sogni, sia la fine di quello stralcio di vita che avevano raggiunto al loro Paese.

In questo periodo più che mai ogni giorno le varie Prefetture ci chiedono posti letto per i nuovi arrivi. Qualche giorno fa uno di questi gruppetti si è presentato dicendo: "Vogliamo il cellulare, l'orologio e la crema per il corpo"! Venivano tutti dal Sudan.

Ora dovreste vedere cos'è il Sudan! Un paese terrificante, il più povero che io abbia mai visto, dove i sopravvissuti alle guerre muoiono di fame, di malattie, di stenti.

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Dalla parte dello psicologo

dalla parte dello psicologoSono tanti argomenti dei quali si può parlare che riguardano il settore delle relazioni umane di cui io mi occupo, cioè l'immigrazione. Negli ultimi mesi però il fenomeno immigratorio, le leggi che vengono emanate per contrastarlo, i trattati che vengono fatti con i paesi dai quali i migranti provengono, e molti altri avvenimenti che si svolgono in luoghi ben lontani da noi, mettono tutti gli operatori in serie difficoltà.

Ci troviamo ad affrontare con grande fatica le problematiche che i nostri ospiti ci portano giorno dopo giorno.

Per quanto riguarda gli aspetti psicologici, non possiamo più dire che " qualcuno" ha dei problemi, ma dobbiamo ammettere che " tutti" hanno dei problemi. Perché? Perché tutti, ma proprio tutti, sono passati dalla Libia e sono stati imprigionati e torturati.Possiamo parlare certamente di Disturbo da Stress Post Traumatico, per tutti, anche se a livelli diversi.

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