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I blog di Psiconline

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Parliamo di Psicologia insieme ai nostri amici online...

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La canzone di un rifugiato

la canzone di un rifugiatoNon ho padre
Non ho madre
Non ho famiglia
Non ho casa
Non ho lavoro
Non ho documenti
Non ho vita
Sono morto due anni fa
Questo è solo il mio corpo
Non c’è più l’anima
Non c’è più vita.

Sono le parole di un rifugiato, che  ho raccolto e trascritto, perché mi sembra esprimano meglio di quanto possa farlo io quello che è lo stato d’animo di un rifugiato.

Che egli arrivi dall’Afghanistan, piuttosto che dal Mali, dal Gambia, dalla Siria o dall’Eritrea, queste sono le emozioni che ognuno di loro, a modo suo, ci trasmette.

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Lo psicologo scolastico nell’immaginario collettivo degli insegnanti. Lavorare nella scuola o per la scuola? (2)

psicologia scolasticaLa scorsa settimana avevo concluso la mia riflessione sulle relazioni che spesso intercorrono tra scuola e psicologo. Ora vorrei approfondire il discorso della domanda di psicologia che pone la scuola, in quanto è molto importante per definire la risposta della psicologia.

La scuola è comunemente ritenuta il trampolino di lancio per ogni operazione di rinnovamento formativo e culturale. Essa si pone come il luogo privilegiato in cui si verificano e si anticipano modelli socio-culturali più vasti, volti a ricercare i modelli più congrui e produttivi per la formazione delle giovani generazioni.  In questa prospettiva l'intervento dello psicologo a scuola sarebbe non solo auspicabile ma addirittura indispensabile se guardiamo alle nuove esigenze di benessere integrale dell'individuo, che scaturisce dall’interazione di diverse competenze specifiche.  Ma cosa maggiormente gli insegnanti richiedono quando si rivolgono ad uno psicologo scolastico?

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Errare è umano?

errare è umanoParliamo ancora di Ibrahim, il ragazzo che qualche settimana fa , il 25 ottobre, è stato portato con l’ennesimo ricovero coatto nel reparto di psichiatria di Niguarda, a Milano.

Ne parliamo perchè la sua breve permanenza in Italia gli è costata molto cara. Quello del 25 ottobre era il suo quinto ricovero, in un mese.
Ibrahim era sbarcato in Sicilia il 1 settembre. Diceva di essere somalo, ma se qualcuno gli parlava in quella lingua, non capiva. Mentre parlava e capiva molto bene l’arabo. Questo perché era nato in Somalia ma era cresciuto in Libia.

Si è presentato all’Hub un po’ alterato, aveva trascorso alcuni giorni in strada e dal mio punto di vista era logico che non stesse tanto bene. Comunque era difficile parlare con lui.

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Psicologia scolastica: questa sconosciuta. Lavorare nella scuola o per la scuola? (1)

psicologia scolasticaCominciamo questa settimana una riflessione legata al ruolo della psicologia a scuola. Quello che sembra un bisticcio di parole o un’inutile distinzione tra due preposizioni – nella o per la – in realtà sottende impostazioni teoriche e modelli d’intervento differenti, per distinguere i quali è necessario soffermarsi.

La psicologia è da sempre interessata alla scuola e, analogamente da sempre la scuola guarda con interesse la psicologia. Non a caso nel nord America e nella maggior parte dei paesi europei lo psicologo è parte integrante della struttura scolastica. Nel nostro paese invece, la psicologia mantiene una posizione marginale che solo una piccola parte degli psicologi riesce a occuparsi a tempo pieno di psicologia scolastica, mentre la maggior parte lavora in tale ambito in maniera non sistematica. Il problema, tuttavia, non è solo quanta psicologia, ma soprattutto quale psicologia trova oggi spazio in ambito scolastico.

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La vita che scegliamo

ferrariA volte facebook ci rivela più cose sulle persone con cui abbiamo a che fare di quanto potrebbe fare un test di Rorchach.

Qualche giorno fa mi accorgo all’improvviso che non sono più tra le amicizie di una collega che conosco, un medico che stimo e che è stata anche presente nella commissione che ha giudicato la mia tesi alla fine del corso di specializzazione quadriennale di medicina estetica.

Sì, ho fatto anche quello, mi è sempre piaciuta la medicina estetica. E poiché lavoro da anni con i rifugiati, la mia tesi ha avuto come soggetto i problemi a cui va incontro la “brown skin”.

Ho curato quindi i problemi cutanei di alcuni rifugiati, africani, pakistani, cingalesi, che sono stati molto felici del risultato. Anch’io ne sono stata felice perché la tesi ha avuto anche la lode ed è stata pubblicata. Credo che sia l’unica nel suo genere.

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