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Allarme Coronavirus ed operatori sanitari: è Panico?

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La pandemia per COVID-19 ha causato reazioni diverse, si è potuto osservare tentativi di minimizzare gli effetti di questa problematica e contemporaneamente comportamenti fobici di vero terrore. Abbiamo indagato il sentire di alcuni operatori sanitari, circa questo argomento, in due momenti diversi, all’ inizio dell’ evento, alla dichiarazione dello stato pandemico, e successivamente con l’inizio della fase di riapertura delle attività.

di Bravi A., Bgnulo I., Chiesi F., Giudici S., Gori F., Fuoco M., Matarrese D., Ricca RC., Tanini M.

Allarme Coronavirus

Introduzione

L’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato il 9 gennaio 2020 il riconoscimento da parte dell’autorità sanitarie della Cina dell’ esistenza di un nuovo ceppo di coronavirus finora sconosciuto e mai identificato prima nell'uomo. A tale microrganismo è stato inizialmente assegnato il nome: 2019-nCoV. Successivamente, il Gruppo di Studio sul Coronavirus (CSG) del Comitato internazionale per la tassonomia dei virus (International Committee on Taxonomy of Viruses) ha classificato ufficialmente il virus con il nome di SARS-CoV-2, acronimo dall’inglese Severe Acute Respiratory Syndrome-Coronavirus–2.

È stato riconosciuto agente etiologico di un focolaio di casi di polmonite registrati a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan, nella Cina centrale. L’11 febbraio 2020, l’OMS ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal SARS-CoV-2 è stata chiamata COVID-19 (Corona Virus Disease). (Bollettino Epidemiologico Nazionale 2020).

Il 30 gennaio 2020 l’OMS dichiara l’epidemia da COVID-19 19 un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale (WHO 2020). Il 31 gennaio 2020 il Consiglio dei Ministri d’Italia dichiara lo stato di emergenza sanitaria, in concomitanza alla conferma dei primi due casi in Italia, seppure non autoctoni (Delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020). Il 21 Febbraio l’Istituto Superiore di Sanità conferma il primo caso autoctono in Italia, in Regione Lombardia (Bollettino Epidemiologico Nazionale 2020). Infine il 12 Marzo 2020 l’OMS dichiara ufficialmente la pandemia da COVID-19 (WHO 2020).

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 I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi. Sono virus RNA a filamento positivo, con aspetto simile a una corona al microscopio elettronico.  La sottofamiglia  Orthocoronavirinae  della famiglia Coronaviridae è classificata in quattro generi di coronavirus (CoV): Alpha-, Beta-, Delta-- e Gammacoronavirus (Ministero della Salute 2020). 

La trasmissione da uomo a uomo è stata confermata, ma sono necessarie ulteriori informazioni per valutare la portata di questa modalità di trasmissione (Regione Toscana 2020). 

Gli effetti sulla massa.

Stanley Cohen (2015) definisce il panico morale come uno stato di attivazione emotiva che genera atteggiamenti aggressivi o di rifiuto nei confronti di uno specifico gruppo o di persone considerate una minaccia per i valori della società. I mass media hanno un ruolo determinante nella creazione e nella diffusione del panico morale in quanto presentano i fatti in modo stereotipico, spingono a erigere barricate morali e a mettere in atto interventi repressivi che spesso vanno di gran lunga oltre la proporzione del problema (Mehdi Ben Rommane 2018).

Nella fase iniziale della pandemia, quando i casi noti, si limitavano alla sola Cina, si è assistito ad una esplicitazione di sentimenti negativi verso la popolazione cinese, cartelli fuori dagli esercizi per negarne l’ ingresso, riferiti episodi di aggressione. È necessario capire se si tratta di sinofobia legata all’ allarme per il Coronavirus o razzismo-xenofobia slatentizzati.

Gli effetti sulla popolazione sanitaria.

La politica sia italiana che estera ha inizialmente minimizzato il fenomeno, per poi assumere via via atteggiamenti più prudenziali.

Negli operatori sanitari si è osservata una crescente preoccupazione verso l’ utilizzo di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) ed una progressiva presa di coscienza del rischio.

La popolazione ha, specialmente nel primo periodo della pandemia, esaltato gli operatori sanitari definendoli “eroi”.

Una corretta percezione del rischio, legato alla pandemia, negli operatori sanitari, è di fondamentale importanza perché questi hanno anche il compito di sensibilizzare la popolazione riguardo al distanziamento sociale ed all’ uso dei DPI.

Materiali e Metodi.

Abbiamo condotto un’ indagine attraverso un questionario self made composto da 31 items che è stato somministrato a 238 operatori sanitari.

L’ indagine è stata impostata con la somministrazione dello stesso questionario a gli stessi operatori in due momenti diversi. La prima somministrazione è avvenuta dall’ 12/3/2020 al 17/3/2020, nel periodo concomitante alla dichiarazione di pandemia da parte dell’ OMS; la seconda a partire dal 10/5/2020 al 15/5/2020 in occasione dell’ inizio della Fase 2. I sanitari che non hanno ripetuto il questionario sono stati esclusi dallo studio; risultano quindi arruolati nell’ indagine 214 operatori.

Il questionario è stato somministrato attraverso la piattaforma Google Moduli. L’ invito alla compilazione è avvento tramite le news dell’ Ente di Formazione Elform e-learning e tramite invito diretto da parte dei ricercatori.

I risultati sono stati analizzati esclusivamentecon statistica descrittiva.

Risultati

La maggioranza degli intervistati è donna (71%), vive la centro (sud 31%, centro 47%, nord 22%) e l’età media è di 44 anni (minimo 22, massimo 67).

professione intervistati

L’ 87,1% degli intervistati non ha mai lavorato in un reparto di malattie infettive.

Gli intervistati hanno, in maggioranza, dichiarato di ritenere la situazione attuale prevalentemente un “evento clinico” quando intervistati per la prima volta.

Mentre hanno mutato la loro opinione in “emergenza” al secondo ciclo di interviste.

attuale situazione 1 2

Gli intervistati hanno dichiarato di sperimentare in misura moderata preoccupazione per sé stessi o per i propri cari alla prima intervista, mentre hanno profondamente modificato tale percezione durante il secondo ciclo. Tale aspetto è stato indagato con la domanda: “Da quando è presente l’ epidemia di Corona virus le è capitato di sperimentare sentimenti di preoccupazione per lei o per i suoi cari? Esprima il suo giudizio nella scala sottostante dove a 0 corrisponde un giudizio di assenza di sperimentazione di sentimenti di preoccupazione e a 10 fortissima presenza i sentimenti di preoccupazione”.

 prima intervista 3

Abbiamo poi chiesto di esprimersi in merito ai sentimenti provati, dagli intervistati, quando ricevono informazioni di cronaca sulla pandemia.

 notizie coronavirus 1 2

Possiamo osservare una nettissima variazione delle risposte che alla seconda intervista mostrano una netta prevaenza di ansia e addirittura terrore, con una riduzione quasi completa del sentimento di “indifferenza.

A proposito dell’ influenza dei media abbiamo chiesto di indicare cosa possa creare ansia nella popolazione.

prima intervista 1 2a

Abbiamo poi indagato se il grado di approfondimento della tematica è giudicato favorevomente dagli intervistati.

prima intervista 1 2

Infine abbiamo chiesto  Secondo lei, In Italia, le autorità stanno facendo tutto il possibile per gestire questa situazione? Esprima il suo giudizio nella scala sottostante dove al punteggio 0 corrisponde un giudizio di assoluta sfiducia in quello che le autorità stanno facendo e al punteggio 10 corrisponde un giudizio di assoluto apprezzamento nell’ operato delle autorità.

giudizio gestione emergenza

Conclusioni

Complessivamente possiamo notare un aumento di sensazione di emergenza nei confronti della condizione pandemica, che possiamo supporre essere dato da un incremento della consapevolezza situazionale o più semplicemente dalla percezione sempre più evidente che la propria routine e il proprio quotidiano siano stati modificati radicalmente.

L’impressione di aver perso tutta una serie di possibilità che fino a poco prima della pandemia venivano date sottintese e quasi banali, ora diventano qualcosa di prezioso. L’incertezza di un ritorno alla normalità peggiora indiscutibilmente l’umore e anche la percezione del proprio vissuto.

L’incrementarsi dei casi clinici col tempo, sicuramente contribuisce ad aumentare questa sensazione di insicurezza volta verso la problematica e, questo, porta inesorabilmente ad una più alta sensazione di emergenza e preoccupazione per la propria incolumità data anche dal fatto che la crescita esponenziale non è controllabile tramite alcuna metodologia clinica testata e quindi sicura.

Questa insicurezza, che può essere esacerbata dai media o anche semplicemente dalle proprie conoscenze professionali, tende con il progredire della situazione a dare spazio a sensazioni d’ansia e terrore che sono fondamentalmente reazioni classiche ad una situazione che esula dal controllo personale del singolo.

A riprova di ciò alla domanda di quanto i media possono influenzare la propria sensazione soggettiva legata alla situazione si nota che le informazioni poco approfondite o l’eccesso di trattazione, che comunque non porta una soluzione definitiva e concreta, contribuiscono a questa instabilità del singolo che conduce all’esprimersi di sensazioni di stampo ansioso e pauroso.

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Infine sempre considerando l’influenza mediatica i soggetti sentono di avere questa tematica fin troppo sovraesposta nella loro quotidianità; possiamo ipotizzare pertanto che la divulgazione costante di notizie riguardanti lo stato d’emergenza, provochi un pensiero orientato in modo persistente alla situazione e proprio il pensiero stesso, incessantemente presente, trascina la persona in un vortice di ideazioni negative e conseguentemente reazioni ansiose e/o preoccupazioni.

In linea con la crescita delle sensazioni di insicurezza e ansia si nota anche un aumento di fiducia nelle autorità, questo può essere spiegabile dal fatto che nel momento in cui il singolo non avverte di possedere una soluzione tangibile o sente di non poterla raggiungere con le proprie forze è tendenzialmente portato a rivolgersi ad autorità più competenti. Può essere spiegata alternativamente anche dal fatto che i soggetti abbiano percepito un miglioramento nella gestione della pandemia e, nonostante siano coscienti della pericolosità e dello stato di emergenza, sentono un aumento dell’efficacia riguardo le scelte attuate dalle autorità.

 

Bibliografia

 

A cura di Bravi A*, Bgnulo I**, Chiesi F**, Giudici S*, Gori F*, Fuoco M*, Matarrese D**, Ricca RC*, Tanini M**.

*Elform e-learning
**Rete Ospedaliera - USL Toscana Centro

 

 


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Tags: panico paura salute coronavirus

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