La pandemia per COVID-19 ha causato reazioni diverse, si è potuto osservare tentativi di minimizzare gli effetti di questa problematica e contemporaneamente comportamenti fobici di vero terrore. Abbiamo indagato il sentire di alcuni operatori sanitari, circa questo argomento, in due momenti diversi, all’ inizio dell’ evento, alla dichiarazione dello stato pandemico, e successivamente con l’inizio della fase di riapertura delle attività.
di Bravi A., Bgnulo I., Chiesi F., Giudici S., Gori F., Fuoco M., Matarrese D., Ricca RC., Tanini M.
Introduzione
L’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato il 9 gennaio 2020 il riconoscimento da parte dell’autorità sanitarie della Cina dell’ esistenza di un nuovo ceppo di coronavirus finora sconosciuto e mai identificato prima nell'uomo. A tale microrganismo è stato inizialmente assegnato il nome: 2019-nCoV. Successivamente, il Gruppo di Studio sul Coronavirus (CSG) del Comitato internazionale per la tassonomia dei virus (International Committee on Taxonomy of Viruses) ha classificato ufficialmente il virus con il nome di SARS-CoV-2, acronimo dall’inglese Severe Acute Respiratory Syndrome-Coronavirus–2.