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Psicologia online, adolescenza e mondo digitale. Intervista ad Ivan Ferrero

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on . Postato in Le interviste di Psiconline® | Letto 1651 volte

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In questa crisi pandemica la psicologia online ha conquistato nuove frontiere. Attraverso l'esperienza e la competenza di Ivan Ferrero proviamo a comprendere meglio come essere professionisti on line, gli adolescenti su internet e altri temi di grande attualità.

Psicologia online adolescenza e mondo digitale. Intervista ad Ivan FerreroIvan Ferrero è Educatore, Psicologo e Psicoterapeuta. Figura di riferimento per i Servizi sociali nel territorio Milanese, esperto in Adolescenza e Nuove Tecnologie, creatore di Progetti Educativi Digitali con particolare attenzione alle problematiche come ad esempio Cyberbullismo e Ikikomori.

È coinvolto in campo Business per le Aziende nel ruolo di esperto di Nuove Tecnologie e delle User Experience e dell'impatto che hanno sulle Risorse Umane. Infine, è Socio Ordinario della Società Italiana di Psicologia On Line - SIPSIOL - e Referente della stessa per la regione Lombardia (www.sipsiol.it).

In un mondo psy in continua evoluzione, sia a causa della pandemia legata al Covid che indipendentemente da essa, riuscire a comprendere le dinamiche che attivano la nuove professionalità della psicologia ad una concreta operatività sul campo ci può aiutare a dare ai nostri lettori uno sguardo più ampio e concreto.

Per questo Psiconline ha voluto intervistarlo e cercare di scoprire insieme la sua personale esperienza nel campo della Psicologia Online in modo da comprendere ed illustrare le aree di cui si occupa professionalmente e quotidianamente.

Dott. Ferrero, in riferimento ai giovani ed in particolar modo agli adolescenti e alle loro esperienze con il mondo dell'Online, come possiamo spiegare ai genitori le esigenze e le difficoltà che sperimentano in questo momento i ragazzi?

Partiamo prima di tutto da una considerazione: per i nostri ragazzi il Digitale, e quindi il mondo dell’Online, è un vero e proprio spazio di vita.

A questo dobbiamo aggiungere la particolare fascia di età che stanno vivendo: l’adolescenza è il periodo delle grandi amicizie, del distacco dalla famiglia di origine, delle prime esperienze in totale autonomia, della scoperta di sè stessi e del proprio corpo.
Una volta compreso questo abbiamo la cornice giusta per interpretare qualunque fenomeno avvenga nel Web e in cui sono coinvolte le nuove generazioni.
 
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I nostri ragazzi usano il Digitale per esprimere se stessi, comunicare i propri desideri, le proprie speranze, i propri timori.

Quali possono essere i temi su cui puntare l'attenzione in questo periodo per aiutare i giovani ad usare in modo sano internet, le app ed altre piattaforme?

Sicuramente la consapevolezza nell’utilizzo dei loro dispositivi elettronici, elemento che si è rivelato molto importante.
Essere consapevoli di ciò che accade online, di come funzionano le piattaforme e i loro giochi preferiti, di come i loro beniamini monetizzano attirando l’attenzione dei ragazzi.
Ma anche dei lupi che ahimè abitano questo spazio di vita.

Quindi non demonizzando, cosa che non farebbe altro che creare distanze e innalzare muri, ma invece riflettendo insieme a loro, e fornendo anche un punto di vista alternativo su questi strumenti e questi ambienti.

Esiste una 'rete' che sia in grado di accogliere le difficoltà degli adolescenti anche in un sistema completamente digitale?

La Rete siamo noi.
Non serve inventarci nulla, ma dobbiamo invece informarci, andando oltre gli stereotipi e le nostre paure di un “Digitale cattivo” popolati da mostri.
E anche organizzarci, creare Rete tra noi adulti.
Abbiamo i gruppi di WhatsApp, e allora perchè non creare un gruppo in cui sono presenti le figure adulte che si prendono cura dei nostri figli?
Un gruppo che ci permette di entrare facilmente e velocemente in connessione con gli altri genitori, gli insegnanti, il mister del calcio, il parroco dell’Oratorio e così via.
In questo modo possiamo essere sicuri che, nel caso dovesse sfuggire qualcosa a noi genitori, forse non sfuggirà al mister del calcio.
 
Perchè i nostri scelgono la persona a cui chiedere aiuto, e non sempre questa persona siamo noi genitori.
 Da quando la Psicologia è approdata obbligatoriamente Online ha fatto dei passi avanti, anche se tanta strada c'è da fare, uno Psicologo che non ha ancora intrapreso questa strada e si trova a farlo su una piattaforma, quali linee guida dovrebbe seguire?
Prima di tutto una grande attenzione alla Privacy, non solo intesa come GDPR.
E questo deve valere per tutta la filiera.
La connessione della videochiamata è criptata?
I messaggi che scambiamo con i nostri pazienti sono protetti?
Il luogo in cui immagazziniamo i dati, fatture, le nostre note, i documenti, ha un buon grado di sicurezza?

Oltre a questi accorgimenti tecnici abbiamo degli accorgimenti legati a come noi terapeuti ci sentiamo nei confronti della Tecnologia e di queste nuove modalità.
Teniamo sempre bene in mente che l’online, per quanto conveniente per aprirci a nuovi Mercati, non è l’unica soluzione possibile. Esisteranno sempre dei segmenti di popolazione che, per ragioni caratteriali loro oppure perchè i loro problemi lo richiedono, troveranno molto più agevole e preferibile gli incontri dal vivo.

Per concludere, vuole raccontare una sua esperienza personale per comprendere meglio una particolare dinamica tra quelle affrontate?

Mi ricordo di una ragazza, che per privacy qui chiamerò Alessandra, che mi contattò per un percorso online.
Lei in quel periodo lavorava a Londra, aveva contattato alcuni terapeuti della sua zona, sia inglesi che italiani, ma non era scattata la relazione.
Iniziammo quindi online.
Poi lei ad un certo punto ritornò in Italia, e fu proprio lei a chiedermi di proseguire dal vivo, sebbene dovesse ogni volta impiegare più di due ore di treno per raggiungere il mio studio.

Oppure un ragazzo adolescente che qui chiamerò Marco.
Venne segnalato da un’Assistente Sociale, e fu proprio la madre a contattarmi.
Marco era un ragazzo con grandi risorse ma che faceva fatica a gestire il confronto con i suoi coetanei, cosa che gli faceva trascorrere quasi la totalità del suo tempo libero in casa, inseguendo le sue passioni in solitaria.
 
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Mi risultò chiaro fin dall’inizio che tentare di farlo venire da me in studio si sarebbe rivelata un’iniziativa fallimentare, per cui decidemmo di iniziare online, puntando sul fatto che si sarebbe sentito più al sicuro “incontrandomi” nella protezione della sua cameretta.
L’idea si rivelò un successo, aiutato anche dal fatto che io conoscevo molto bene il mondo digitale in cui lui si muoveva.
Questo aiutò ad instaurare una buona relazione, che poi si tradusse in un buon percorso.
Nel suo caso non fu neanche necessario passare dagli incontri online agli incontri offline.

Ultimo esempio è rappresentato dall’enorme valore che hanno i laboratori di educazione digitale nelle classi, che aiutano i ragazzi a parlare dei loro problemi e fare emergere eventuali criticità.
Spesso in questi contesti i ragazzi iniziano a fidarsi di me più che del collega dello sportello di ascolto psicologico perchè io ho l’opportunità di parlare del loro mondo, e loro si sentono compresi e accolti.
Poi io invio al collega dello sportello.
 

Siamo arrivati alla fine della nostra interessante intervista e non possiamo non ringraziare il Dottor Ivan Ferrero per la sua disponibilità e per aver risposto in maniera esaustiva e chiara alle nostre domande.

A tutti i nostri lettori diamo appuntamento alla prossima intervista.

 

(intervista a cura della dott.sa Assunta Giuliano)

 

 


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Tags: adolescenti adolescenza internet esperti le interviste di psiconline ivan ferrero

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