Il gruppo esiste grazie ai suoi simboli
Su cosa si fonda l’appartenenza ad un gruppo? Secondo un nuovo studio sarebbero i simboli a determinarne non solo l’identità ma anche le caratteristiche e le relazioni.
Le organizzazioni hanno i loghi, le squadre hanno le mascotte, gli Stati hanno le bandiere e gli inni nazionali. Ma su cosa si fonda l’appartenenza ad un gruppo?
Come viene visto un gruppo dai suoi membri e, soprattutto, da chi non vi appartiene? Secondo un nuovo studio, sarebbero proprio i simboli a determinarne non solo l’identità, ma anche le caratteristiche e le relazioni.
In una serie di esperimenti, le psicologhe Shannon Callahan ed Alison Ledgerwood, dell’Università della California a Davis, hanno trovato che loghi, bandiere ed altri simboli di gruppo facevano sì che individui diversi apparissero più uniti, validi e minacciosi agli estranei.
Questi effetti appartenevano anche a quei gruppi, i cui membri sembravano avere poco in comune.
In una prima serie di test online, infatti, le ricercatrici hanno chiesto ai partecipanti di valutare una serie di gruppi diversi (a volte immaginari, a volte reali) in base a quanto essi sembrassero uniti, organizzati, competenti, minacciosi ed amichevoli.
Come già emerso in una ricerca passata, i gruppi i cui membri sembravano più simili gli uni con gli altri in apparenza, erano considerati i più uniti.
“Parte della ragione per cui le persone tendono a vedere un gruppo politico o una squadra come un’entità reale, unita e potenzialmente minacciosa, potrebbe essere perché hanno questi simboli di gruppo”, ha spiegato Ledgerwood.
Inoltre, le studiose hanno chiesto agli studenti universitari di valutare gruppi del mondo reale in base alla competenza ed alla cordialità percepite, poi ne hanno selezionato otto (atei, operai, conservatori, ebrei, nativi americani, persone obese, immigranti e disabili) ed hanno detto loro di indicare quanto ogni gruppo sembrasse unito, esperto ed amichevole.
I risultati hanno indicato che avere un simbolo faceva apparire tutti i gruppi più coesi e competenti, ma anche meno cordiali.
Una seconda serie di esperimenti suggeriva che le persone sapevano, a livello intuitivo, anche quando e come usare i simboli di gruppo per raggiungere l’impressione desiderata. Infatti, i partecipanti dello studio tendevano a scegliere di mostrare una bandiera o un logo, quando volevano che il loro Stato o gruppo sembrasse unito e minaccioso, mentre adottavano azioni gentili, come portare del cibo o altri regali, quando miravano alla collaborazione.
I risultati di questo studio appaiono estremamente importanti per guidare le organizzazioni e gli altri gruppi a decidere se adottare un simbolo.
“Potrebbe dipendere da quali sono i loro obiettivi”, ha detto Ledgerwood. “Se vogliono sembrare veramente competenti e coordinati, dovrebbero avere un logo. Ma se il loro obiettivo è sembrare inclusivi, cooperativi ed aperti agli estranei, un logo potrebbe essere controproducente”.
Gli studi, infatti, evidenziano anche quali rischi comporta l’adozione di simboli: polarizzano le persone, rendono i gruppi più monolitici di quello che sono e fanno aumentare i conflitti noi-contro-loro.
“Quando pensiamo ai gruppi come entità unite, perdiamo di vista gli individui e non vediamo ciascuno di essi nella sua diversità. Questo può realmente ostacolare la cooperazione”, ha detto Ledgerwood. “Ogni lato vede l’altro lato come unito e minaccioso, così devono essere uniti e minacciosi a loro volta. Se una nazione vuole avere un dialogo produttivo, per esempio, questo potrebbe essere davvero difficile quando tutti continuano ad ostentare i propri simboli”.
Fonte: PsyPost.org
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)
Scrivi articoli di psicologia e psicoterapia e ti piacerebbe vederli pubblicati su Psiconline?
per sapere come fare, Clicca qui subito!