Raptus
Il raptus (dal latino raptus, "rapimento") è un impulso improvviso e di forte intensità, che porta un soggetto ad episodi di parossismo, in genere violenti, i quali possono raggiungere anche l’omicidio ed il suicidio.
Può essere ricondotto, in genere, ad un sovraccarico affettivo o ad una mancanza di controllo in situazioni impreviste ed imprevedibili.
Si riscontra, spesso, in crisi depressive (raptus melancholicus), nella schizofrenia, in episodi di disperazione, oppure in presenza di eventi insopportabili o in circostanze stressanti come reazione psicogena a corto circuito.
Fattori che favoriscono l'espressione dell’aggressività ad esso collegata sono:
• L’assunzione di alcool e/o sostanze, in particolare droghe stimolanti (anfetamine, cocaina).
• Il vivere in condizioni socio-economiche disagiate.
• Avere rapporti conflittuali o non soddisfacenti.
• Vivere in un ambiente familiare patologico, fatto di relazioni non sane, tra le quali possono aver luogo anche episodi di violenza fisica e/o psicologica, come, ad esempio, abusi, maltrattamenti, fino all'omicidio.
• Avere disturbi psichiatrici, in particolare Depressione o Disturbo Bipolare.
Nell'ambito del diritto penale e della psichiatria forense, la carenza di controllo degli impulsi può essere considerata condizione di momentanea incapacità di intendere e di volere e, quindi, come attenuante per la commissione di reati. Tuttavia, gli psichiatri concordano nell’affermare che il raptus non è una vera e propria patologia psichiatrica, ma la manifestazione estrema di una serie di disagi e/o malattie pregresse, che culminano in questa sorta di “blackout”. Infatti, spesso questo termine viene usato per esprimere l’idea di una perdita di controllo totale ed improvvisa, come se il cervello fosse proprio “posseduto” (rapito letteralmente) da una forza che lo agita a caso e lo spinge in direzioni insensate.
Bisogna considerare, invece, che dietro al raptus possono esserci spiegazioni diverse: per esempio, i suicidi non sono semplicemente gesti finalizzati a non soffrire, ma possono essere manifestazioni impulsive, in cui c’è, in quel momento, un senso delirante, che nessuno può ricostruire con precisione.
Di questa parte finale, aggressiva, colpisce più che altro l’estemporaneità, cioè perché sia avvenuta in quel momento piuttosto che in un altro qualsiasi, e perché non prima, senza considerare che possono esserci, dietro queste manifestazioni “di follia”, storie pregresse di disagi, che si sono via via consolidati ed arricchiti, fino a raggiungere questa esplosione.
Il raptus, quindi, sarebbe una vera e propria tipologia di “avaria”, a volte breve, a volte costante, che può riguardare il cervello umano, di chiunque.
Bibliografia:
- Enciclopedia Treccani.
- Bertolino M., L'imputabilità e il vizio di mente nel sistema penale, Giuffré, Milano.
- Fornari U., Follia transitoria. Il problema dell'irresistibile impulso e del raptus omicida, Raffaello Cortina Editore.
- Maldonato M., Dizionario di Scienze Psicologiche, Edizioni Simone.
(Dott.ssa Alice Fusella)
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