Autostima? [161290462495]
Buonasera!
vi scrivo perche' alla soglia dei 50 anni mi rendo conto di non aver mai portato a termine i molti progetti professionali e personali, nonostante sia una donna indipendente, creativa, professionale e resiliente.
Vorrei cambiare questo aspetto,,,potete guidarmi?
Grazie e buon lavoro!
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Buongiorno Agne.
Se considero la descrizione che dà di sé immagino anche che Lei possa essere una persona esigente con se stessa: essere indipendenti implica autonomia dal campo cioè la capacità di autodeterminarsi e autoregolarsi secondo proprie preferenze e fattori motivazionali; la creatività implica forza propulsiva generatrice, la professionalità disciplina, la resilienza autosufficienza.
A fronte di questa possibile trasversale natura esigente potrebbe avere un tratto perfezionsitico che la renderebbe poco tollerante a tutto ciò che vada ad inteferire con le sue caratteristiche. Tra i fattori interferenti ce ne sono alcuni prevedibili ma molti non prevedibili, le incognite, gli imprevisti. Non risucire a portare avanti i progetti personali e professionali potrebbe indicare non una mancata capacità, una non efficienza delle sue azioni, ma un tentativo strategico e inconsapevole di evitare quanto di incerto e non controllabile si possa frapporre tra Lei e i suoi obbiettivi.
E' possibile però che l'ideale perfezionsitico e la conseguente strategia evitante intervengano fin dall'inizio e non già in corso d'opera, impedendole di realizzare una chiara adesione al progetto o alla relazione nel timore di disagio interferente o di disattesa dell'esito desiderato. Questo può inficiare una concreta ed efficace pianificazione dei progetti, compresa la previsione di possibili "Piani B" in caso che il piano A trovi ostacoli ( sebbene lei di definisca resiliente..e dico sebbene perchè pur essendo resiliente potrebbe essere più intollerante alle deviazioni di percorso di quanto sia in realtà resiliente), e boicottare il reale senso della sua motivazione iniziale (non il raggiungimento del compito che si prefigura ma il fatto che il percorso per raggiungerlo non devii da come lo intenderebbe percorrere).
Questa possibile eventuale intolleranza può essere ridefinita anche come bassa tolleranza alla frustrazione (che stonerebbe sempre col tratto resiliente e che prevede invece perseveranza e buona tolleranza alla frustrazione). La bassa tolleranza alla frustrazione è un tratto generalemenete della depressione, tant' è che molti stati depressivi, sono compensati con un'iperattivismo che tiene sottosoglia la percezione degli stati depressivi.
Come potrei guidarla non conoscendola? ponendole alcune domande a cui Lei potrà tentare di dare una risposta.
Le sembra di riconoscere di aver viussuto esperienze non positive che abbiano avuto il senso di una perdita personale (perdita di aspettaviva, di un progetto, di una promessa, di sentimento in cui credeva..)?
Può fare mente locale su quelle che sono state le prime immediate e successive sue reazioni?
Può fare una ricognizione delle esperienze dove Le è sembrato di avere resilienza e di non averne? (come definisce la resilienza?)
Cosa succederebbe se invece riuscisse a portare a termine i suoi progetti (indipendentemente dal fatto che gli esiti attendano o non attendano le sue aspettative)?
Come cambierebbe cioè la sua gionata? E' possibile che in passato abbia avuto esperienze di sentimenti di vuoto appena ha portato a termine qualcosa a cui teneva?
Non posso aggiungere altro sulle indicazioni da darle perchè le informazioni che lascia sono poche.
Se però si riconosce in qualcuna di queste mie riflessioni, le potrebbe giovare sentrisi con uno psicologo. Non dovrebbe esserre, per come me lo immagino, un percorso particolarmente lungo. Potrebbe essere indicata una terapia cognitivo comportamentale, ma può trarre beneficio anche da altri approcci terapeutici.
Un cordiale saluto
Liuva Capezzani
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