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Cherofobia

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on . Postato in Le parole della Psicologia | Letto 5603 volte

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Il termine cherofobia deriva dal greco chairo “rallegrarsi” e phobia “paura”. La cherofobia o "edonofobia",  può essere definita come l’avversione patologica all’allegria o come la paura del piacere.

 cherofobia

La cherofobia non è un disturbo ufficialmente riconosciuto dal DSM-5 ma piuttosto un atteggiamento presente in una vasta gamma di condizioni e disordini mentali.

Nonostante non sia riconosciuto come vero e proprio disturbo, gli esperti del settore la ritengono una forma d'ansia, la quale è collegata alla partecipazione a situazioni che dovrebbero recare felicità alla persona.

Coloro che hanno paura della felicità (che consiste nel sentimento di soddisfazione), o svalutano questi sentimenti, possano effettivamente sperimentarla meno frequentemente o meno intensamente. D'altra parte alcune linee di ricerca hanno indicato la paura delle emozioni principalmente come un antecedente di disturbi mentali, come depressione e ansia.

Da un punto di vista evolutivo il denominatore comune è spesso una storia infantile in cui ai momenti felici sono seguite le punizioni.

Potrebbe sembrare strano che qualcuno tema questa emozione positiva. Tuttavia se durante l'infanzia ad eventi felici è spesso seguita una punizione, l'associazione felicità-punizione potrebbe essere più comune di quanto pensiamo.

E' da precisare che la cherofobia non è la paura di essere felici in se, bensì di non esserlo, ovvero la paura che al piacere seguiranno necessariamente delle conseguenze negative.

Ogni volta che il cherofobico prova una sensazione di gioia, l'associazione felicità-punizione si riattiva nella memoria,  innescando l'ansia che qualcosa di brutto sta per accadere. Nel tempo il soggetto instaureerà condotte di evitamento delle situazioni ritenute piacevoli allo scopo di evitare l'attivazione dell'ansia conseguente all'avvenimento felice.

In quest'ottica la cherofobia è assimilabile a un meccanismo di difesa: l'attivarsi dell’ ansia avverte il soggetto che, se vuole evitare la sofferenza, deve evitare le situazioni positive/divertenti.

Dal punto di vista sintomatologico è dunque presente l'ansia, che si attiva al pensiero di prendere parte a qualche evento divertente come feste, cene, concerti; il rifiuto di cogliere opportunità che possano apportare cambiamenti positivi nella propria vita per il timore che porteranno a conseguenze negative; e, infine, l'evitamento di quasi tutti gli eventi sociali allo scopo di ridurre l'ansia da essi attivata.

Tra i pensieri tipici dei cherofobici troviamo frasi del tipo "Se adesso sono felice vuol dire che dopo mi accadrà qualcosa di brutto", “La felicità rende le persone peggiori”, “È troppo bello per essere vero, chissà quanto cara la pagherò poi questa felicità”, “I disastri seguono spesso la fortuna” e “Manifestare la felicità è negativo sia per i tuoi amici, che per la tua famiglia” .

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La cherofobia sembrerebbe positivamente correlata allo smorzamento, un meccanismo psicologico definito da Feldman, Joormann e Johnson (2008) come "la tendenza a rispondere a stati d'animo positivi con strategie mentali per ridurre l'intensità e la durata della stato d'animo positivo ".

Possiamo trovare questa tendenza nel pessimista convinto che il lieto fine non esista; nel cinico che teme la felicità per paura della rivalità o dell'invidia di altre persone; nella personalità evitante che fugge le situazioni per paura di non

esserne all’altezza; nel perfezionista patologico che vede nei piaceri una perdita di tempo.

Secondo alcuni recenti studi, come quello pubblicato dal Journal of Cross-Cultural Psychology, mentre alcune persone assaporano il più possibile gli effetti positivi, altri sono più inclini a smorzare il loro stato d'animo positivo e gli affetti (ad esempio, eccitazione, gioia e felicità;).

Questo corpus di prove suggerisce che le persone a volte evitano l'esperienza della felicità e si impegnano in alcune attività che li renderebbero meno felici o addirittura tristi.

Uno dei motivi potrebbe essere che le persone a volte sono preoccupate di perdere il controllo delle proprie emozioni positive o delle loro reazioni comportamentali a tali emozioni; in questa accezione la cherofobia si configuara come un meccanismo di controllo delle emozioni positive, vissute come momenti di estrema vulnerabilità.

Lo stesso studio ha dimostrato che anche la cultura influenza l'atteggiamento degli individui verso le esperienze positive.

E' stato osservato che gli scenari culturali hanno un ruolo attivo nel plasmare la regolazione delle emozioni e le esperienze emozionali; ad esempio ricerche con soggetti asiatici orientali ed americani hanno rivelato che gli

americani erano più propensi dei giapponesi ad assaporare emozioni positive, mentre questi ultimi erano più inclini a smorzare o ridurre il godimento. Inoltre gli asiatici orientali riferivano di una capacità inferiore di trarre piacere dalle esperienze positive e di amplificare la loro gioia.

In breve, le prove empiriche esistenti indicano che la felicità è talvolta sfavorita o addirittura temuta in alcuni contesti.

Altre prove indicano che alcune culture, soprattutto quelle collettiviste, condannano l'espressione della felicità personale perché ciò può limitare la capacità di un individuo di adempiere ai propri doveri verso il collettivo.

La capacità di provare piacere sembra quindi modulata da una serie di meccanismi psicologici che possono dipendere sia dalla storia di vita del soggetto ma anche dalla cultura di riferimento.

 

bibliografia:

Joshanloo, M., Lepshokova, Z. K., Panyusheva, T., Natalia, A., Poon, W.-C., Yeung, V. W.-l,… Jiang, D.-Y. (2014). Cross-cultural validation of fear of happiness scale across 14 national groups. Journal of Cross-Cultural Psychology, 45(2), 246-264. doi: 10.1177/0022022113505357

 Joshanloo, M., Weijers, D. Aversion to Happiness Across Cultures: A Review of Where and Why People are Averse to Happiness. Journal of Happiness Studies (2014). https://doi.org/10.1007/s10902-013-9489-9

 

 


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