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La Certificazione Psicologica: guida pratica

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on . Postato in Vita da Psicologo | Letto 120265 volte

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Nella pratica clinica è possibile trovarsi di fronte ad una specifica richiesta, da parte del paziente/cliente, di una Certificazione che attesti, sia dal punto di vista diagnostico che del trattamento, lo stato dell'intervento con il soggetto. Abbiamo realizzato una breve guida esplicativa alla certificazione psicologica.

certificazione psicologicaLa Relazione Diagnostica e di Trattamento è una certificazione che fa lo Psicologo, in forma scritta, nella quale espone i dati raccolti su un determinato caso, li organizza e li riferisce a costrutti psicologici e a modelli teorici, spiega le decisioni prese in merito alla diagnosi e al trattamento e infine fornisce indicazioni ai destinatari della Relazione.

L'articolo 7 del Codice Deontologico degli Psicologi Italiani dice:

"Nelle proprie attività professionali, nelle attività di ricerca e nelle comunicazioni dei risultati delle stesse, nonché nelle attività didattiche, lo psicologo valuta attentamente, anche in relazione al contesto, il grado di validità e di attendibilità di informazioni, dati e fonti su cui basa le conclusioni raggiunte; espone, all’occorrenza, le ipotesi interpretative alternative, ed esplicita i limiti dei risultati. Lo psicologo, su casi specifici, esprime valutazioni e giudizi professionali solo se fondati sulla conoscenza professionale diretta ovvero su una documentazione adeguata ed attendibile".

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Ancora un articolo merita di essere citato in questo contesto ed è il 25:

"Lo psicologo non usa impropriamente gli strumenti di diagnosi e di valutazione di cui dispone. Nel caso di interventi commissionati da terzi, informa i soggetti circa la natura del suo intervento professionale, e non utilizza, se non nei limiti del mandato ricevuto, le notizie apprese che possano recare ad essi pregiudizio. Nella comunicazione dei risultati dei propri interventi diagnostici e valutativi, lo psicologo è tenuto a regolare tale comunicazione anche in relazione alla tutela psicologica dei soggetti".

Citando questi due articoli abbiamo voluto sottolineare quanto stabilito dal Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi ovvero il diritto dell'utente ad essere informato circa l'intervento che lo riguarda ma anche ad esprimere il proprio consenso a riguardo. La relazione dev'essere pensata per la persona o l'ente a cui è destinata, deve quindi essere comprensibile oltre che informativa.

Ma veniamo al dunque e vediamo insieme una Struttura Tipo da usare nella pratica

Potremmo dividerla in quattro aree: Colloquio Clinico, Test Psicodiagnostici, Diagnosi e Proposta d'intervento.

Area 1: Colloquio Clinico

Motivo della Consulenza + descrizione del problema
Riassumere brevemente quanto emerso dal colloqui clinico
Anamnesi Recente Remota e Psicopatologica.

Area 2: Test Psicodiagnostici

Inserire un elenco dei test utilizzati accompagnandoli con una breve descrizione
Esporre e commentare i risultati dei test

Area 3: Diagnosi

Conclusioni ed esposizione dell'ipotesi diagnostica

Area 4: Proposta d'intervento

Esposizione di una proposta d'intervento

E' buona prassi non superare le quattro pagine nella stesura del documento, occorre selezionare le informazioni davvero pertinenti e rilevanti e lavorare su quelle. Un documento troppo lungo rischia di non essere letto dai destinatari, soprattutto dai medici e dagli psicologi.

Dobbiamo considerare che gli usi che l'utente può fare di questa relazione sono molteplici. Diventa allora opportuno specificare in calce l'uso clinico previsto per la relazione. Una formula usata frequentemente è: "Si rilascia la presente relazione per gli usi previsti e consentiti dalla legge e su richiesta dell'interessato, nelle cui mani viene consegnata".
Questo tutela il professionista da un uso inappropriato della certificazione.

 

A cura della Dottoressa Francesca Di Girolamo

 

 

 


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