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Il ruolo della psicologia nell'ambito delle neoplasie

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La psicologia applicata al contesto sanitario, e più nello specifico al campo dell'oncologia, ha svolto e continuerà a svolgere, un ruolo fondamentale nella prevenzione e trattamento del cancro.

psicologia e cancroIn un numero speciale della rivista American Psychologist, dal titolo "Il cancro e la Psicologia", i ricercatori hanno effettuato una revisione dei diversi contributi delle scienze psicologiche per la ricerca, lo screening, l'aderenza medica o meglio definita compliance, la prevenzione e qualità della vita dei soggetti con un vissuto di cancro o neoplasia.

La review si è posta l'obiettivo di mettere in evidenza le scoperte e le realizzazioni che hanno portato la psicologia a essere considerata come un aspetto fondamentale dell'intervento applicato al paziente oncologico.

Partendo dal presupposto che gli atteggiamenti e i fattori predisponenti al cancro, sono da rintracciare anche in tutti quei comportamenti, definibili a rischio, come l'uso di tabacco, l'obesità, l'inattività fisica e la cattiva alimentazione, si possono rintracciare anche altre componenti, appartenenti ad una sfera psicosomatica, che uniti ai fattori sopra citati, potrebbero incrementare la vulnerabilità di tali soggetti a sviluppare una patologia oncologica. A partire da tali premesse, si andrà ora ad analizzare, più nel dettaglio, l'impatto dell'intervento medico sullo stress e la qualità della vita in pazienti con il cancro.

Il cancro, come patologia cronica, può determinare diversi cambiamenti nello stile di vita di una persona, tale da andare ad ripercuotersi su tutto il contesto fisico, sociale e psicologico di chi si "scontra" con l'evento-malattia; le persone che vivono con il cancro hanno infatti un rischio maggiore di sviluppare vari problemi psicologici. Gli studi infatti dimostrano che tali soggetti soffrono non solo di sintomi fisici, ma anche dello stress psicologico e sociale associato sia alla diagnosi che al trattamento della loro malattia.

Purtroppo tali disagi non vengono spesso elaborati dai pazienti, tanto da arrivare a non comunicare i propri sentimenti o essere addirittura inconsapevoli della loro angoscia. Più nello specifico gli studi dimostrano che a parte la paura di morire, i pazienti si sentono minacciati dagli eventuali interventi, come la chemioterapia o radioterapia, preoccupandosi di perdere la propria integrità fisica, l'indipendenza e il proprio ruolo sociale.

Rispetto al concetto di Qualità della vita (QoL), essendo ampio, soggettivo e multidimensionale, nel contesto della ricerca, è utilizzato in chiave descrittiva, per riferirsi "al benessere sociale, fisico ed emozionale delle persone e alla loro capacità di assolvere i compiti ordinari della propria vita".

Si è osservato che nella pratica quotidiana, spesso a causa di diversi limiti indipendenti dalla loro volontà, molti medici si concentrano più spesso sugli aspetti fisiologici correlati al cancro; così gli studi sottolineano come la valutazione della qualità della vita di un paziente oncologico rimanga, nel contesto sanitario, un settore trascurato. Si assiste infatti ad un percorso binario, in quanto, da un lato la ricerca medica e scientifica consente un migliore trattamento e quindi un aumento del tasso di sopravvivenza, ma dall'altro, essendo le terapie molto invasive, determinano un peggiore e severo impatto psicologico.

Entrando più nel dettaglio, quando il medico effettua una diagnosi di cancro, il paziente, a causa della minaccia esistenziale che questo determina, mette in atto una serie di difese adattive al fine di mantenere la propria stabilità psicologica. Scontrarsi con una diagnosi di neoplasia maligna, suscita una serie di reazioni emotive più intense rispetto a qualunque altra malattia; questo porta alla creazione di meccanismi di difesa che interferiscono così con il processo terapeutico. I sintomi psicologici che spesso accompagnano tale reazioni sono la paura circa gli eventuali cambiamenti corporei, come la perdita dei capelli, la paura della morte, e la comunicazione di tale evento alla famiglia.

La letteratura, sottolinea come anche i diversi modi di comunicare la diagnosi possa produrre nei pazienti diversi reazioni emotive; ad esempio, l'assenza di empatia da parte del medico nel comunicare la diagnosi può determinare un grande trauma e la comparsa di reazioni difensive, quali rabbia e negazione.

Sul livello fisico, il cancro produce grandi cambiamenti dell'immagine corporea e soprattutto nel modo in cui i pazienti percepiscono il loro corpo; tra le problematiche psicologiche sono da annoverare la labilità emotiva, preoccupazioni circa il proprio futuro, sentimenti di solitudine, abbandono, problemi interpersonali.

Tutti questi problemi possono verificarsi durante i diversi stadi della malattia e durante il trattamento con conseguenze psicologiche di varia entità. I disturbi psichiatrici/psicologici che si manifestano nei pazienti oncologici sono principalmente il disturbo depressivo, il disturbo post-traumatico da stress, disturbi d'ansia, disfunzioni sessuali (calo del desiderio sessuale, disfunzione erettile, anorgasmia) fino a raggiungere, nei casi più gravi, l'ideazione suicidaria.

Sulla base di tali evidenze, i ricercatori suggeriscono di affiancare al trattamento medico necessario, un intervento psicologico che gestisca gli aspetti psicologici connessi alla malattia. Emerge pertanto la necessità di inserire un intervento psicologico da affiancare a quello medico per ridurre al minimo lo stress e cercare così di ottimizzare la qualità della vita dei pazienti affetti da cancro.

L'intervento dovrebbe essere quindi progettato con l'obiettivo di aiutare i pazienti a superare lo stress e affrontare meglio la situazione, orientarli positivamente in modo da utilizzare una valutazione più realistica della loro condizione, attraverso interventi psico-educazionali, al fine di educarli circa la realtà della malattia, attraverso una formazione costante che si concentri sulle tecniche di gestione dello stress, e attraverso una consulenza che ricorra alla ristrutturazione cognitiva per ridurre al minimo lo stress e migliorare la qualità della vita idei pazienti oncologici.

Più nello specifico, l'approccio psicoterapeutico nel trattamento dei pazienti oncologici dovrebbe quindi vertere su un affiancamento continuo di tali soggetti, sia durante la diagnosi che il trattamento, senza comunque trascurare un lavoro d'èquipe con gli altri professionisti, al fine di stabilire degli obiettivi comuni atti a promuovere il benessere del paziente.

In tale contesto, l'intervento psicologico dovrebbe riguardare quegli aspetti connessi alla struttura di personalità, storia di vita del paziente, identificazione del significato attribuito alla malattia, meccanismi di difesa atti a ridurre lo stress correlato alla malattia e individuazione di modelli comportamentali utilizzati in passato come possibili predittori di reazione per la situazione attuale. Lo scopo del trattamento è quindi quello di favorire nei pazienti una riduzione dell'ansia connessa alla malattia, fornire degli strumenti utili a superare le difficoltà e determinare una nuova stabilità psichica.

 

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(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)

 

 


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