Perché inibiamo il contatto visivo durante una conversazione emotiva?
Ricerche scientifiche dimostrano che il contatto oculare è un punto di forza per stabilire rapporti sociali e professionali profondi e duraturi.
Nuove ricerche sull’autismo aiutano a comprendere i meccanismi cerebrali di base della comunicazione visiva e il ruolo del contatto visivo nelle interazioni emotive con gli altri.
Come la maggior parte degli animali, l'homo Sapiens comunica con i propri simili attraverso il contatto visivo.
Attraverso l’osservazione dei movimenti oculari e delle variazioni dello sguardo è possibile valutare e captare importanti segnali comunicativi non verbali del nostro interlocutore.
Purtroppo, per le persone con disturbi dello spettro autistico (ASD) il contatto visivo è spesso motivazione di ansia e paura e di conseguenza viene evitato in molte circostanze.
In un nuovo studio innovativo, condotto da ricercatori della University of Vermont (UVM), attraverso l’utilizzo di tecnologie “eye tracking” e l’utilizzo di Skype, è stato possibile osservare il movimento tipico degli occhi dei bambini con autismo.
La ricerca ha rivelato che i bambini con ASD hanno maggiore difficoltà a mantenere il contatto visivo quando la conversazione si sposta da argomenti banali a emotivi.
È interessante notare come questi bambini autistici, durante una conversazione, tendono a spostare lo sguardo verso la bocca dell’interlocutore, piuttosto che sugli occhi. La correlazione tra lo spostamento dello sguardo e l'autismo sono state associate a Deficit attentivi e delle funzioni esecutive.
Hutchins ipotizza che gli argomenti emotivamente forti richiedono un elaborazione della situazione da parte della memoria di lavoro.
Quando si raggiunge una certa soglia attentiva è difficile riprodurre le informazioni provenienti dalla regione dell’occhio.
I ricercatori ipotizzano anche che parlare di sentimenti diminuisce le risorse delle funzioni esecutive, questo porta ad avere un’atipica attenzione visiva e perdita di contatto oculare.
Inoltre, il sovraccarico emotivo può portare i bambini a porre attenzioni su altre parti del viso in modo da avere più informazioni per valutare il contesto emotivo, senza avere un cortocircuito del cervello.
Parlare di emozioni è davvero difficile per i bambini con ASD. E' come guidare in una tempesta di neve.
Di conseguenza, i bambini con ASD perdono l'opportunità di comprendere la relazione tra le espressioni facciali pensieri ed emozioni sottostanti.
Alcune ipotesi sullo studio rivelano anche che le anomalie del contatto visivo siano correlate ad anomalie strutturali del cervelletto.
Storicamente, il cervelletto è stato considerato dalla maggior parte degli esperti come la parte del nostro cervello che integra le informazioni sensoriali e coordina i movimenti.
Tuttavia, molti neuroscienziati ritengono che questa area cerebrale possa influenzare fortemente gli stati emotivi della mente.
Quest’ultimo, in correlazione con il sistema vestibolare è deputato ad ottimizzare il movimento del nostro sguardo per focalizzarci e concentrarci su un determinato obiettivo.
I pazienti che mostrano difetti del sistema vestibolare o cervelletto hanno gran difficoltà a controllare la direzione dello sguardo in risposta ai cambiamenti nel loro ambiente.
Hutchins sottolinea che i terapeuti dovrebbero individuare trattamenti adeguati finalizzati a ridurre al minimo il distacco sociale sperimentato dai pazienti con ASD e trovare valide alternative per aiutarli a mantenere il contatto visivo durante le conversazioni.
Tratto da psypost
Scrivi articoli di psicologia e psicoterapia e ti piacerebbe vederli pubblicati su Psiconline?
per sapere come fare, Clicca qui subito!
Tags: paura sguardo autismo contatto visivo motivazione interazioni emotive conversazione cervelletto funzioni esecutive memoria di lavoro