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LA PSICHE TRA SALUTE E MALATTIA. Evidenze ed epidemiologia

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Liuva Capezzani recensisce il libro di David Lazzari "La Psiche tra salute e malattia" appena pubblicato da Edra con la prefazione di Santo di Nuovo e la postfazione di Francesco Bottaccioli.

LA PSICHE TRA SALUTE E MALATTIA. Evidenze ed epidemiologiaIl testo è organizzato in due parti. Nella prima, composta di 6 capitoli, David Lazzari illustra con un impegno magistrale le evidenze scientifiche che provengono dalle aree della genetica, biomedicina, neuroscienze e psicologia, a supporto sia del ruolo centrale giocato dalla dimensione psichica nel modulare benessere, salute e malattia dell’esistenza umana sia della varietà di interventi psicologici che possono agire in prevenzione e cura con risparmio sulla spesa sanitaria pubblica globale.

Nella seconda parte, ulteriori 4 capitoli approfondiscono l’efficacia di specifici interventi psicologici nei contributi di Mirko La Bella, Paolo Riva e Davide Mazzoni, Vittorio Lingiardi e Laura Muzi, Nicola Artico e Daniel De Wet.

L’intento generale che l’autore persegue nel volume è rendere evidente e accrescere la consapevolezza che la soggettività psichica ha una centralità non riduzionistica rispetto all’apparato biologico nel modulare salute e malattia e nell’accrescere il potenziale umano di autorealizzazione di ciascun individuo. Il superamento dell’antico riduzionismo mente-corpo, quindi l’unità psicobiologica che organizza, modula e realizza l’esistenza umana, si rappresenta in realtà come un assunto di partenza che sorregge tutto l’impianto del testo e che prende spunto dalle ultime riflessioni di Damasio in “Lo strano ordine delle cose “ (2018). La dimensione psichica secondo Damasio ha in sé già un valore biologico, perché da un punto di vista evolutivo essa si sarebbe sviluppata proprio per garantire processi di sintesi regolatori dei segnali provenienti dal corpo e dall’ambiente esterno e quindi con la finalità di ottenere equilibri adattivi.

L’ipotesi che Lazzari avanza rispetto a Damasio e che tenta di dimostrare attraverso un’attentissima documentazione dei dati di ricerca, è che la funzione di sintesi e regolazione della dimensione psichica non si limiti a collegare gli input biologici a quelli di contesto, ma renda conto anche e soprattutto delle istanze e delle esigenze proprie tipiche della soggettività individuale. Tra queste istanze vi è la capacità di metarappresentare processi fisiologici e comportamentali che originano nell’interazione col contesto ambientale e culturale di appartenenza, mentre tra le esigenze quella dominante è la necessità di dare un senso alla percezione dei vissuti soggettivi di quei processi e dell’esperienza che li ha innescati. Tali percezioni, unitamente alle valutazioni che di esse si danno seguendo particolari atteggiamenti idiosincratici, sono in grado, come dimostra la letteratura riferita, di “generare cambiamenti a diversi livelli somatici: sistema nervoso centrale, asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), segnali intracellulari, fattori di trascrizione genica e quindi espressione genica”. A loro volta questi cambiamenti di ordine più strettamente somatico influenzano lo stato psichico, le percezioni, gli atteggiamenti, le rappresentazioni, le scelte, i rapporti interpersonali le esperienze contestuali. Interazioni che nel rapporto soma-mente oggi chiamiamo botton-up e top-down, e anche di relazioni orizzontali interemisferiche.

Tutto ciò che è in grado di favorire la formazione di rappresentazioni delle proprie esperienze, cioè dei propri vissuti in termini biologici emotivi cognitivi e relazionali e della loro gestione, e contemporaneamente di facilitare la costruzione del significato e del valore delle medesime, quindi di orientare previsioni sul futuro, potrà riconoscere all’elaborazione psichica una funzione biologica sui livelli di stress, o, in termini psiconeuroendocrinoimmunologici, sui livelli di infiammazione e quindi di salute e malattia. Così sappiamo che la correlazione positiva tra esperienze di vita avverse infantili, come le trascuratezze, gli abbandoni, gli abusi, i lutti precoci, la convivenza con un genitore affetto da dipendenze o malattie mentali, ed il rischio di sviluppare malattie fisiche e psicologiche in età adulta, con una probabilità maggiore che va da 2 a 7 rispetto a chi non ha vissuto esperienze avverse, non dipende dalla gravità degli eventi avversi in sé. Dipende dalla disponibilità di altre figure adulte, capaci in tempo reale e continuativo di permettere al bambino di raccontare il suo vissuto e nel suo racconto di elaborare e trasformare le risposte psicofisiologiche disturbanti in un’esperienza rappresentata, integrata, condivisa, tale da incidere positivamente sull’attiività corticale superiore, prevenire disturbi dell’apprendimento e della condotta, favorire migliore aspettativa di vita.

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Oppure impariamo anche che le relazioni medico-paziente o in generale sanitarie, dandosi come esperienze e quindi come vissuti e gestione a carico della dimensione psichica, fungono pure esse come “farmaci” sulla modulazione e la prevenzione dello stress/infiammazione e del decorso della malattia. Immaginare che i medici possano inquadrare il disturbo fisico senza osservarne e modularne nel paziente il vissuto e la gestione, decontestualizzandolo sia dalla sua storia idiosincratica che dal rapporto medico-paziente, anche questo da intendersi come vissuto gestibile da entrambi, medico e paziente, significa, spiega Lazzari, depotenziare la cura e disorganizzare quel grado di benessere che si può preservare pur stando male.

Si apprende inoltre che dimensioni psichiche sofferenti, stati depressivi non riconosciuti o sotto soglia o non trattati in tempo reale, aumentano in 10 anni il 50% di probabilità di incidere sull’espressione di malattie cardiovascolari diabetiche sistemiche e tumorali. Invece, una dimensione psichica sana genera e trascrive altra salute globale sulle generazioni future: le evidenze raccolte nel testo indicano che il miglior predittore del benessere psicologico (affettività) dei figli e quindi anche della salute globale dei futuri adulti è la salute psicologica della madre. Questo vuol dire che gli interventi sulla dimensione psichica devono potersi orientare non solo sull’acquisizione del benessere degli adulti quando esso manchi, ma anche sul suo mantenimento precoce quando esso già sia dato. Ciò avrà un beneficio in termini economici, perchè la presenza di sofferenze e problemi psicologici nelle persone con patologie fisiche è associata ad un aumento medio del 45% dei costi sanitari, senza includere quelli specifici per i problemi psicologici. Inoltre, il dato di cui sopra ed altri espressi nel testo mostrano come tutti gli interventi psicologi, quelli psicoterapici orientati alla cura e quelli anche non psicoterapici orientati all’incremento e valorizzazione delle risorse e qualità di vita, sono fondamentali per il benessere della società. L’ingrediente comune a questi interventi è la loro specificità per la narrazione, la co-costruzione di metarappresentazioni e la ricerca di senso e significato necessari alla modulazione dell’intero sistema psicobiologico. Vengono così anche meno le vecchie diatribe sulle differenze di efficacia delle due maggiori scuole di trattamento delle sofferenze psichiche, la scuola psicodinamica e quella cognitivo comportamentale. Entrambe, unitamente alle scuole della terza ondata cognitiva, favoriscono funzionali integrazioni tra i livelli biologici e psicologici attraverso una dichiarata attenzione all’accrescimento della metacognizione e mentalizzazione del paziente.

Il testo di David Lazzari ha un valore indiscutibile sul piano scientifico-epistemologico, politico sanitario e culturale.

Il valore scientifico-epistemologico, può essere attestato in due sensi, suffragati entrambi dall’ampia ed accurata rassegna di evidenze scientifiche. Da un lato è stato illustrato come il biologico ed il soggettivo, cessando di essere categorie modulari, separate, e incarnandosi in una unica unità dimensionale, concorrono ad un nuovo paradigma clinico-scientifico della promozione della salute e qualità di vita. Lazzari scrive: “Cadranno le barriere tra la dimensione psichica e quella biologica, non nel senso dell’appiattimento riduzionistico dell’una sull’altra, ma nel senso dell’integrazione e dell’interdipendenza, e cadranno dicotomie come quella tra ‘cognizione’ ed ‘emozione’ come due aspetti separati, quando il ‘cos’è’ ed il ‘com’è’ sono profondamente intrecciati, anche se processi organizzativi disfunzionali e difensivi possono allentare l’integrazione verticale (tra gli emisferi) e orizzontale (tra centri corticali e sottocorticali).” Un primo punto che permette di riformulare alcune categorie concettuali. Le emozioni sono forme di cognizioni che coinvolgono il corpo; la vulnerabilità diventa una peculiare suscettibilità dell’individuo alle esperienze di vita; le esperienze rappresentano vissuti e gestioni di alcuni eventi avversi e non si identificano con l’evento in sé; l’ambiente, il senso di comunità ed appartenenza, quindi la cultura, assumono centralità per l’unità della dimensione psicobiologica nella misura in cui si fanno generatori e portatori di simbolismi intrapsichici, fruibili per l’essere umano come trasduttori di valori e modulatori degli equilibri adattivi funzionali alla sopravvivenza e qualità di vita.

Dall’altro lato, e in senso forse più rilevante il lavoro di Lazzari ci conduce ad apprendere un nuovo e più adeguato concetto di salute. Col supporto preziosissimo delle evidenze scientifiche documentate, questo nuovo concetto non riesce solo, come auspica Fabio Leonardi nel suo libro “Grande paradosso della salute” (2015, Felici Edizioni), a superare il riduzionismo organicista, a recuperare la dimensione soggettiva, e grazie a questa a ipotizzare almeno che lo stato di salute sia potenzialmente raggiungibile da chiunque. Esso in particolar modo riesce a contemplare che la salute globale, lungi dall’essere come afferma l’OMS uno stato di completo benessere psicofisico e mentale, sia perseguita, oltre che curando ciò che non funziona e favorendo equilibri anche quando si sta male, soprattutto mantenendo la promozione di ciò che funziona.

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Gadamer, ha affermato che salute e malattia non possono essere distinte, in quanto “è la malattia e non la salute a manifestarsi come ciò che si oggettiva da sé e che ‘ci viene incontro’, in breve ‘ciò che ci invade’ ”.

La salute, invece, non attirerebbe la nostra attenzione, non si manifesterebbe in modo emergente, dunque è difficile concepirla positivamente. Proprio questa è la novità che arriva dal libro: la salute si vede, si può concepire, perseguire e anche misurare portando i riflettori sulla soggettività e la dimensione psichica. Sebbene il quadro teorico di riferimento del testo sia quello epigenetico che sostiene l’osservazione psiconeuroendocrinoimmunologica, si può ragionevolmente pensare che questo rinnovato concetto di salute possa costituire un nuovo paradigma scientifico, dove la soggettività è un fatto da osservare e riconoscere, che una buona dimensione psichica è un fattore protettivo, sia quando si sta male che quando si sta bene, e che la psicologia possa considerarsi essa stessa una scienza: questa, secondo me, la portata innovativa introdotta e documentata da David Lazzari.

Il valore politico sanitario è documentato pure dall’ampia ed accurata rassegna di evidenze che permettono di affermare come la dimensione psichica sia un fattore non riduzionistico delle variabili che concorrono alla salute e alla malattia. Ne segue che gli interventi psicologici, già entrati nelle linee guida dei Livelli Essenziali di Assistenza, dovrebbero d’ora in poi essere più rapidamente e diffusamente implementati come parte integrata ai trattamenti medici tradizionali per la salute globale del cittadino e della società tutta, presente e futura.

Il valore culturale è implicito nella motivazione principale che ha indotto l’autore a scrivere il testo e cioè incrementare la consapevolezza della centralità della soggettività di ciascun individuo nella realizzazione di tutto il suo potenziale umano.

Per tutte queste ragioni consiglio la lettura del testo a tutte le popolazioni: i giovani studenti di medicina e psicologia avranno conoscenze e spunti di riflessione da cui trarranno entusiasmanti orientamenti nello sviluppo ed approfondimento della propria professione; i professionisti già più maturi potranno avere accomodamenti interessanti sui propri eventuali pregressi apprendimenti e comunque percepiranno che una fiducia e un amore rinnovati, sensibili, proattivi per la propria professione è stata come iniettata durante la lettura; e chi non fa questo mestiere e nemmeno ha un diploma, ho potuto appurare per caso, che dopo aver letto le prime 10 pagine ha chiesto di avere una copia del testo.

Cosa c’è che può colpire di soggettivo sia il lettore esperto che quello non esperto?

Colpiscono due attenzioni da parte dell’autore, l’una collegata all’altra. Quella della sottolineatura in termini probabilistici delle previsioni implicate nei dati scientifici riferiti e quella non colpevolizzante verso chi si potrebbe riconoscere in qualche casistica. Un’attenzione questa che sa di cura, di empatia per il lettore ignoto ma considerato. Si percepisce il dialogo col lettore. Difficile trovare ben coniugate insieme queste due attitudini, una intellettuale e una relazionale nella stessa opera.

Grazie a David Lazzari per questo testo generoso.

Recensione di Liuva Capezzani, Psicologa Psicoterapeuta Psico-oncologa

 

La psiche tra salute e malattia. Evidenze ed epidemiologia

Autore: David Lazzari
Presentazione di Santo di Nuovo
Postfazione di Francesco Bottaccioli

Editore: Edra
Collana: Temi e tematiche
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 30 settembre 2019
Pagine: 384 p., Brossura
EAN: 9788821451256
Prezzo: € 20.00

 

 

 


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Tags: psiche malattia salute david lazzari

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