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Il lutto: perdita dell'altro, perdita di sé

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Il lutto si presenta come un processo di adattamento alla perdita di qualcosa di importante e significativo per la nostra vita. In realtà perdendo l'altro si perde anche una parte di Sè che deve essere recuperata.

Il lutto perdita dellaltro perdita di séCon il termine lutto si fa riferimento allo stato di chi ha perso, a causa della morte, qualcuno con cui aveva una relazione stretta. Questo stato include un'ampia gamma di risposte al dolore e alla perdita.

Solitamente, la morte di una persona cara rappresenta uno dei dolori più grandi che possono verificarsi; le emozioni legate al lutto possono anche accompagnare altre perdite, come il declino del proprio stato di salute, o di qualcuno vicino, o anche la fine di una relazione importante.

Il dolore, in tal senso, rappresenta una risposta normale e sana alla perdita. Ognuno vive il dolore a modo suo, ma esistono alcune fasi specifiche che regolano il lutto.

Esso prende vita con il riconoscimento della perdita e prosegue anche in un secondo momento, come risposta di non accettazione di quest'ultima.

Le risposte delle persone al dolore variano ovviamente a seconda delle circostanze della morte, nonché dal punto di visto socio-culturale.

Se la persona muore in seguito ad una malattia cronica, per esempio, la morte può essere stata prevista, e pertanto la fine della sofferenza della persona potrebbe anche essere letta come un “sollievo”.

Se la morte irrompe invece in modo violento o accidentale, arrivare ad una fase di accettazione potrebbe richiedere tempo.

Da un punto di vista sintomatologico, il lutto può generare una vasta gamma di emozioni, e possono esserci cinque stadi di dolore.

Queste reazioni potrebbero non verificarsi in un ordine specifico e possono, invece, a volte, verificarsi insieme.

Non tutti sperimentano tutte queste emozioni: diniego, incredulità, intorpidimento, rabbia, colpa, contrattazione, umore depresso, tristezza, pianto, accettazione e condizione.

Le persone che si addolorano spesso riportano pianto, difficoltà a dormire e mancanza di produttività al lavoro. In un primo momento, è difficile accettare che la perdita si sia effettivamente verificata.

Una volta che lo shock iniziale è subentrato, la negazione della perdita viene spesso sostituita da sensazioni di rabbia.

Quest'ultima può essere rivolta verso medici, infermieri, Dio, altri cari, o persino la persona che è morta.

Si possono provare sentimenti di colpa, con esternazioni del tipo “avrei dovuto...”, “avrei potuto...”.

Le emozioni possono quindi intensificarsi al punto da provocare un'oscillazione del tono dell'umore; queste sono tutte reazioni normali alla perdita. Ogni tipo di perdita può significare che la persona morta ha tolto via qualcosa, come se avesse portato qualcosa via con sé.

Il dolore può quindi essere sperimentato come una reazione mentale, fisica, sociale o emotiva.

Tra le reazioni mentali si possono verificare la rabbia, la colpa, l'ansia, la tristezza e la disperazione; tra le reazioni fisiche possono invece esserci problemi di sonno, cambiamenti nell'appetito, problemi fisici o malattie.

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Le reazioni sociali possono invece riguardare sentimenti circa il vedere la famiglia, parenti o amici rientrare a lavoro.

I processi dolorosi dipendono ovviamente dalla tipologia di rapporto con la persona che è morta, la situazione inerente la morte e l'attaccamento della persona con quella che è morta.

Il dolore può quindi essere descritto come la presenza di problemi fisici, pensieri costanti circa la persona che è morta, sentimenti di colpa, ostilità, e un modifica del modo in cui si comporta normalmente.

Il lutto diviene così un processo attraverso il quale le persone si adattano ad una perdita, ed è influenzato dalle abitudini culturali, dai riti e dalle regole della società.

Rispetto alle cause è bene sottolineare che la reazione alla perdita sarà influenzata dalle circostanze che la circondano; la morte di una persona amata è sempre difficile, soprattutto quando è improvvisa o accidentale, ed è proprio in virtù del rapporto che si aveva con la persona cara che si innescherà una certa reazione alla perdita.

Tra le diverse situazioni si può riscontrare la morte di un coniuge; in questo caso la perdita di una moglie o del marito è particolarmente difficile.

La persona superstite deve solitamente affrontare una moltitudine di decisioni riguardanti organizzazioni funerarie, finanziarie, lavorative e così via, in un momento in cui può sentirsi meno capace di affrontare tali questioni.

Anche il solo spiegare ai propri figli quello che è successo può avere un onere emotivo significativo.

Oltre al grave trauma emotivo, la morte può ad esempio determinare problemi finanziari, soprattutto se il defunto era la principale fonte di reddito della famiglia.

La morte di un bambino, a prescindere dalla causa di essa o dell'età, è un evento emotivamente devastante per un genitore.

Questa può suscitare un senso travolgente di ingiustizia, per ciò che si è perduto, i sogni non realizzati e la sofferenza che ne è derivata.

I genitori possono sentirsi responsabili della morte del bambino, non importa quanto irrazionale possa sembrare, e possono anche sentire di aver perso una parte vitale della propria identità.

La morte di un genitore genera anche una perdita emozionale profonda; è naturale sentirsi devastati dal dolore, dalla paura e da una profonda tristezza.

Le specificità del dolore dipenderanno da un certo numero di fattori personali, tra cui il rapporto con il genitore, l'età, il sesso, le credenze religiose, l'eventuale esperienza precedente con la morte e così via.

Quando si perde un genitore, la sensazione è anche quella di aver perso un amico o un consigliere, pertanto, si può improvvisamente manifestare un profondo senso di solitudine, nonostante il sostegno di altri amici e familiari.

Dopo la scossa iniziale, subentra ciò che viene chiamata “perdita secondaria”, consistente in una presa di consapevolezza tale per cui tutte le esperienze in cui la famiglia era protagonista, ora non si manifesteranno più o comunque saranno diverse.

Tra le diverse sfumature del dolore legate al lutto vi è anche il “dolore o lutto anticipato” ossia un lutto normale che si verifica quando un paziente o una famiglia “attendono” una morte.

Questa forma di dolore è molto simile a quella sperimentata dopo la morte: nella fase precoce del dolore si presenta depressione, estrema preoccupazione per la persona morente, la preparazione alla morte e l'adattamento ai cambiamenti causati dalla morte; allo stesso modo potrebbe anche dare tempo alla famiglia di abituarsi alla realtà della perdita imminente.

Questo tipo di dolore non sempre si manifesta; una persona non sente necessariamente lo stesso tipo di dolore prima di una morte come quella che può avvertire solo dopo di essa.

Il dolore che si sperimenta prima non rende il dolore successivo più facile o di breve durata. Accettare la morte di una persona amata mentre è ancora viva può infatti lasciare la sensazione del lutto come se il paziente morente fosse stato abbandonato.
L'attesa della perdita può rendere ancora più forte il legame di attaccamento e affetto alla persona morente.

Alcune reazioni al dolore non sono considerate “normali”, come per esempio, i sentimenti persistenti e intrusivi della colpa nel sopravvissuto, o i pensieri circa il dover essere morto insieme al defunto e così via.

Questi due aspetti sono più caratteristici della depressione rispetto al lutto normale. Altre perdite che si verificano nella vita successiva possono innescare non solo il dolore, ma anche la depressione.

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Negli anziani, la pensione, la perdita del reddito, il deterioramento della salute fisica ed il dover rinunciare alla guida sono solo alcuni degli eventi più comuni che potrebbero innescare reazioni di dolore.

Poiché il dolore è un'emozione potente, che scava ed esaurisce, a volte sembra più facile evitare di affrontare questi sentimenti.

Tuttavia, questo approccio non è una soluzione a lungo termine; il dolore sepolto può manifestarsi in seguito come malattia fisica o emotiva.

Lavorare sul dolore può quindi favorire un'espressione dei sentimenti, aiutando così l'utente ad elaborarli.

Il “lavoro del lutto” riguarda il procedere attraverso alcune tappe per ripristinare la vita quotidiana; questi processi comprendono la separazione dalla persona che è morta, il ripristino di un mondo senza di lui/lei e la creazione di nuovi rapporti.

Per separarsi dalla persona che non c'è più, l'utente deve trovare un altro modo per re-indirizzare l'energia emotiva. Questo non significa non amare più il defunto o dimenticarlo, ma che il lutto deve rivolgersi verso altri per una soddisfazione emotiva.

È importante non trascurare sé stessi durante il lutto; la morte spesso ricorda alle persone non solo della perdita ma anche delle separazioni passate.

Il lutto può quindi essere descritto come avente le seguenti fasi:

  • impulso di riportare in vita la persona che è morta
  • disorganizzazione
  • tristezza
  • riorganizzazione.

La depressione condivide alcune caratteristiche con il dolore, ma può, nel tempo, assumere completamente il modo di pensare e di sentire.

I sintomi depressivi solitamente includono: umore triste o “vuoto”, persistenti sentimenti di disperazione e inutilità, preoccupazione negativa verso di sé.

In tutti questi casi è importante cercare un aiuto professionale che favorisca un'integrazione dei processi di reazione al dolore.

Tra gli obiettivi è importante favorire una descrizione del dolore cercando di promuovere un'apertura nel parlare di esso e del lutto; aiutare i soggetti a identificare ed esprimere i sentimenti legati alla perdita; sostenerli nel separarsi emotivamente dal defunto; sviluppare strategie di coping adattive; fornire un supporto continuo, e soprattutto in momenti importanti come compleanni e anniversari.

 

Tratto da PsychologyToday

 

(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)

 


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