Un ricordo di infanzia di Leonardo da Vinci (Freud, 1910)
“L’ardore delle carezze, cui accenna la sua fantasia dell’avvoltoio, era anche troppo naturale: la povera madre abbandonata effondeva nell’amore materno il ricordo delle tenerezze perdute e la nostalgia di nuove tenerezze; ed era portata a far ciò non solo per compensare il fatto di non avere un marico, ma anche per compensare il bambino di non avere un padre che lo accarezzasse. Così, come tutte le madri insoddisfatte, collocò il figlioletto al posto del marito e, provocando una troppo precoce maturazione del suo erotismo, lo spogliò di parte della sua virilità.” p.257)
“Il ragazzo rimuove l’amore verso la madre ponendo se stesso al suo posto, identificandosi con la madre e prendendo a modello la propria persona, a somiglianza della quale sceglie i suoi nuovi oggetti d’amore. È così diventato omosessuale; in verità è di nuovo scivolato nell’autoerotistmo, giacchè i ragazzi che egli, adolescente, ora ama non sono che sostituti e repliche della sua stessa persona infantile, da lui amata come sua madre lo amò bambino. Diciamo che eli trova i suoi oggetti d’amore sulla via del narcisismo, poiché la leggende greca parla di un giovane, Narciso, cui nulla piaceva tanto quanto la propria immagine riflessa e che venne trasformato nel bel fiore che porta questo nome.” p.244).
Sigmund Freud
Un ricordo di infanzia di Leonardo da Vinci, 1910.
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