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Frustrazione

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on . Postato in Le parole della Psicologia | Letto 13713 volte

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frustrazioneLa frustrazione può essere definita come lo stato in cui si trova un organismo quando la soddisfazione di un suo bisogno viene impedita o ostacolata.

Rappresenta un elemento inevitabile della relazione umana con il mondo e anzi contribuisce a strutturare un buon adattamento alla realtà.

Le cause della frustrazione possono essere le più diverse e si possono classificare così:

  1. Frustrazioni da ambiente fisico: ad esempio causate dalla distanza, dal sovraffollamento di un ambiente o di una zona abitativa, dal rumore. Generalmente sono ben tollerate, anche perché percepite come anonime e non intenzionali.
  2. Frustrazioni da ambiente sociale: ad esempio in una fabbrica, l’operaio, che pur sopporta bene il lavoro fisico, può essere frustrato dalla sua esclusione dai piani e dalle decisioni della direzione, o dai controlli troppo pressanti, o dall’impossibilità di carriera.
  3. Frustrazioni da ambiente familiare: tipico è l’esempio dell’adolescente che vive e vede il suo desiderio di autonomia frustrato dalle istanze familiari.
  4. Frustrazioni personali: possono essere dovute ad esempio a difetti fisici, o anche psichici o intellettivi. Molto spesso sono dovuti ad un conflitto fra due diverse istanze inconciliabili nello stesso individuo (conflitto).

Le reazioni alla frustrazione vengono distinte in adeguate e inadeguate anche se è assolutamente importante evidenziare che tale distinzione non deve essere confusa con il concetto di normale/patologico: anche un soggetto normale può reagire in modo inadeguato alla frustrazione e anche una reazione adeguata, se si presenta in modo fisso e coercitivo, assume le caratteristiche patologiche. Il meccanismo di difesa che si genera nel momento in cui la frustrazione supera il livello di sopportabilità dello stato di disagio è normale; la fissità e la riproposizione dello stesso meccanismo di difesa anche di fronte a frustrazioni lievi è una condizione patologica.

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Le reazioni sono:

  1. intensificazione dello sforzo: che tuttavia è adeguata se effettivamente permette di raggiungere lo scopo, altrimenti si trasforma in una reazione di fissazione e stereotipia.
  2. riorganizzazione delle strategie: a volte il mancato raggiungimento di uno scopo può essere dovuta ad una inadeguata organizzazione delle strategie e dei mezzi a disposizione.
  3. sostituzione dei fini: quando le prime due strategie non sono efficaci, l’unica cosa da fare è sostituire il fine originario con uno ragionevolmente simile ma più raggiungibile.
    Relativamente alla sostituzione della fonte di soddisfazione, alcune ricerche mostrano che l’attività sostitutiva è tanto più in grado di scaricare la tensione quanto più somiglia all’attività originariamente interrotta.
  4. sublimazione: si tratta di un meccanismo molto importante nella storia della civiltà (secondo Freud) e consiste nella sostituzione di obiettivi socialmente riprovevoli con attività socialmente utili che mantengano un minimo di legame con l’attività originaria. Così l’aggressività può essere sublimata in competizione o militarismo; questo meccanismo è secondo la teoria psicoanalitica alla base di molte scelte vocazionali: così la professione di chirurgo nascerebbe da una sublimazione di istinti sadici, o quella di scienziato come sublimazione della curiosità infantile legata alla manipolazione degli organi sessuali.
  5. Formazione reattiva: meccanismo descritto da Freud e consistente nello sviluppo di un comportamento diametralmente opposto a quello inibito (ad esempio: una donna che non voleva un figlio, può poi reagire con un atteggiamento ansioso ed iperprotettivo).

Alcune fra le più tipiche reazioni disturbate alla frustrazione sono:

  1. Regressione: la regressione, che consiste in un ritorno ad un livello di pensiero e comportamento più primitivo rispetto al proprio sviluppo psichico, può riguardare singole aree del comportamento o anche la personalità in modo globale, e può inoltre protrarsi per un breve periodo o più a lungo, a seconda delle condizioni ambientali.
    Un esempi tipico di regressione sono i fenomeni di enuresi notturna che interessano i bambini quando in casa arriva un fratellino. Un altro tipico esempio di regressione è il fenomeno dell’invalidismo, ossia l’assunzione di un ruolo di ammalato o invalido a dispetto della buona salute organica, nel tentativo di ripristinare le attenzione e la deresponsabilizzazione sperimentata in fasi precedenti della vita. La regressione può essere molto frequente nelle persone anziane che possono assumere ruoli decisamente infantili come lamentarsi facilmente, piangere spesso, attaccarsi ai dolci o a cibi “vietati”, manifestare gelosie infantili.
  2. Autismo: consiste in un distacco dalla realtà e dall’ambiente sociale con una conseguente chiusura in se stessi. Nelle forme più gravi l’individuo può rimanere a letto per giorni in stato quasi catatonico, e passare rapidamente dalla sintomatologia nevrotica a quella psicotica.
  3. Repressione: consiste nell’inibizione (ossia l’esclusione cosciente e volontaria) di un impulso, di un desiderio di un sentimento ritenuti inaccettabili dalla coscienza morale.
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    Nella nostra società sono molto spesso oggetto di repressione gli impulsi aggressivi e, a volte, anche quelli sessuali. In realtà il contenuto represso non viene eliminato una volta per tutte, ma può riaffiorare in particolare in corrispondenza di alcune situazioni, che coincidono con: il rallentamento delle forze reprimenti (cosa che accade ad esempio nel sonno); con particolari situazioni che danno nuova forza all’impulso represso (come accade all’impulso sessuale nell’adolescenza); con il presentarsi di esperienze simili che siano in gradi di rievocare il contenuto represso; attraverso lapsus e atti mancati anche nello stato di veglia. Il meccanismo della repressione è alla base di molti quadri patologici; alcuni tipici sintomi di conversione dei disturbi isterici (come i tic, i tremori o, nei casi più gravi le paralisi) compaiono improvvisamente nel corso dell’esecuzione di sequenze comportamentali e sembrano avere un carattere autonomo, e sarebbero determinati da una repressione incompleta.
    Anche i rituali degli ossessivi compulsivi sarebbero modalità con cui il soggetto si difende dall’angoscia derivante da impulsi repressi in modo completo. Nei casi di repressione totale, si possono avere disturbi più spettacolari come le afasie, le agnosie, paralisi. Tuttavia può anche capitare che un impulso lungamente represso possa esprimesi non con manifestazioni così teatrali, ma anche con più semplici, ma non meno preoccupanti, disturbi dell’apparato cardio-circolatorio,
    coliti, sclerosi delle coronarie.
  4. Aggressività: l’aggressività consiste nel tentativo di distruzione, allontanamento o comunque di deterioramento della persona o dell’oggetto causa di frustrazione. E’ una reazione inadeguata, perché non risolve la situazione.

 

Per approfondimenti:

  • ABC della psicologia generale, edizioni Magi;
  • Dizionario di Psicologia, edizioni Paoline

 

(A cura della Dottoressa Daniela Scipione)

 


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