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Sandor Ferenczi: la teoria del campo psicoanalitico (1873 - 1933)

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Il pensiero di Sandor Ferenczi è essenziale per qualsiasi teoria del campo psicoanalitica.

Sandor FerencziSándor Ferenczi era il più brillante discepolo e amico di Sigmund Freud. Quando morì, nel 1933, Freud scrisse nel suo necrologio che “la maggior parte delle [sue] opere... hanno trasformato tutti gli analisti nei suoi allievi”, (Freud, 1933).

Tuttavia, gli interessi clinici e teorici che esplorò negli ultimi anni non erano graditi al suo insegnante, perchè Ferenczi aveva rinnovato la teoria traumatica della nevrosi originaria di Freud ed enfatizzato ed esplorato l'importanza dei fattori ambientali nella clinica, che rappresentavano un anatema per Freud ed il suo circolo.

Ciò provocò una rottura tra i due amici e colleghi, ed il circolo psicoanalitico respinse violentemente Ferenczi e le sue idee.

Dopo la sua prematura scomparsa, all'età di 60 anni, un pesante mantello di silenzio ed invisibilità cadde sulla sua memoria e su quei temi che erano stati oggetti della sua ricerca - trauma, regressione terapeutica, controtransfert e analisi di psicotici.

E quando questi temi furono reintrodotti nella comunità analitica, da pensatori come Fairbairn, Winnicott, Balint, Paula Heimann e Racker nessuno, ad eccezione di Balint, che era stato il suo analizzando, collega e amico, citò Ferenczi come un precursore.

All'interno delle sue opere Ferenczi non ha mai usato il termine “campo”, ma i suoi contributi pioneristici sono stati fondamentali per lo sviluppo delle teorie sul campo psicoanalitico.

Ancora una volta, le sue idee, una volta eretiche, sono filtrate inosservate nel discorso psicoanalitico contemporaneo, senza il corrispondente riconoscimento.

Tuttavia, le sue intuizioni possono essere rintracciate nelle origini e nelle basi della psicoanalisi interpersonale, nella tradizione indipendente della teoria delle relazioni oggettuali, nella psicologia del sé, nello studio delle relazioni precoci tra madre e figlio, nella psicoanalisi interpersonale e nella psicoanalisi relazionale, tutte contribuenti allo sviluppo della teoria del campo.

Ci sono in realtà tre aree principali in cui il pensiero di Ferenczi è essenziale per qualsiasi teoria del campo psicoanalitica.

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Il primo è la sua ferma convinzione che la società, i suoi valori e pregiudizi giocano un ruolo importante nella psicopatologia e che la psicoanalisi dovrebbe liberare i pazienti dalle terribili conseguenze di un'educazione repressiva.

Ciò richiede un approccio al problema della contabilizzazione delle mutue influenze tra individui e società, e questo può essere fornito da una teoria del campo psicoanalitica, come quella indicata da Enrique Pichon-Rivière e successivamente formalizzata da Willy e Madeleine Baranger.

Il secondo è la sua esplorazione della reciproca influenza inconscia tra gli esseri umani, come nelle coppie sposate, madre e figlio, insegnante e studente, analista e paziente.

Nel suo primo documento psicoanalitico, scritto nel 1908 ed intitolato “L'effetto sulle donne dell'eiaculazione precoce negli uomini”, invece di concentrarsi sulle cause di tale eiaculazione precoce, ha evidenziato gli effetti che questo ha avuto sulla donna, inducendo risposte patologiche in lei (Ferenczi, 1908).

Nella stessa vena, 25 anni dopo, nel suo ultimo lavoro intitolato “Confusione di lingue tra adulti e bambino”, ha esplorato l'impatto dei processi inconsci dell'analista sul transfert del paziente, visto come una sorta di controtransfert al transfert dell'analista verso il paziente.

Certo, Freud aveva già descritto la comunicazione inconscia tra le due parti della situazione analitica, ma solo in termini unilaterali – ad esempio, dal paziente all'analista - come se l'inconscio del paziente non fosse in grado di “leggere” l'analista.

Ma Ferenczi andò molto oltre e concepì tale comunicazione come bilaterale, e questo lo portò al concetto dell'unità essenziale del transfert-controtransfert, come prerequisito per l'emergere e lo sviluppo della psicoanalisi interpersonale, della teoria delle relazioni oggettuali e della psicoanalisi relazionale, così come le varie teorie sul campo psicoanalitico.

Il terzo e più importante contributo di Ferenczi alla base della teoria del campo è la sua postulazione di uno stato mentale originario indifferenziato, che chiamò “Thalassa”, da cui tutti gli altri stati mentali, esperienze, percezioni e pensieri si evolvono, rimanendo presente ma invisibile, alla base degli stati più differenziati.

Thalassa è il nome greco del mare, e lo scelse per riferirsi alle sue audaci speculazioni bioanalitiche sul trauma filogenetico sofferto da tutti quegli esseri viventi che furono costretti ad adattarsi ad una nuova vita sulla terra, quando le acque oceaniche si ritirarono, con la conseguente voglia di tornare al loro ambiente originale.

Allo stesso modo, quegli animali vivipari che sviluppano un'esistenza prenatale in un ambiente acquoso all'interno del corpo materno, che assomiglia alla forma originaria della vita del nostro pianeta, hanno anche la voglia di tornare nel grembo materno, e questo accade durante il coito.

Psicologicamente, la pulsione umana di unire corpi e fluidi con un compagno simboleggia sia l'impulso dell'individuo a ritornare nell'utero materno che quello della specie a tornare nell'oceano.

Al di là di ogni considerazione della validità di questi sforzi bioanalitici, rimane l'idea che la mente parta da uno stato originale indifferenziato, che tale stato persista in qualche modo negli stati d'essere più maturi, e che ci sia un desiderio, forse un guidare, per tornare ad esso.

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Mentre Freud scartò l'idea di un “sentimento oceanico” ossia di uno stato mentale primitivo, in quanto caratteristico dell'infanzia, che non sopravvivrebbe in età adulta nelle condizioni patologiche, il libro di Ferenczi del 1924, “Thalassa: una teoria della genitalità”, che fu pubblicato sei anni prima di Freud, concepì questa fase indifferenziata dell'esperienza come primaria, universale e continua.

Negli esseri umani, questo è ciò che rende possibile l'apparizione delle “regressioni Thalassiali”, che gettano le basi per la sessualità, la creatività, l'arte, la religione e la vita sociale, e anche, naturalmente, la relazione analitica.

Questo concetto è anche necessario per spiegare la concezione del campo analitico, poiché ha senso della risonanza inconscia tra analista e analizzando, in particolare in quei momenti in cui, come scrive Ferenczi nel suo “Diario Clinico”, scritto nel 1832, ma pubblicato solo in francese nel 1985 e in inglese nel 1988:

[...] é come se due metà si fossero unite per formare un'anima intera. Le emozioni dell'analista si combinano con le idee dell'analizzando e le idee dell'analista (immagini rappresentative), come le emozioni dell'analizzando; in questo modo le immagini altrimenti senza vita diventano eventi, ed il vuoto tumulto emotivo acquisisce un contenuto intellettuale”.

Di conseguenza, è giunto il momento per la psicoanalisi di riconoscere Ferenczi come un precursore delle teorie del campo psicoanalitico, e raccogliere i benefici dello studio dei suoi numerosi contributi e suggerimenti per rapportarli agli aspetti clinici e teorici dell'agire psicoanalitico.

 

A cura della Dottoressa Giorgia Lauro

 


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