Maternage
In psicologia, il maternage è il complesso di atteggiamenti ed azioni implicati nel rapporto madre-figlio, soprattutto nei primissimi anni, che possono essere iperprotettivi, esclusivistici, creatori di profondi legami di dipendenza, oppure, al contrario, completamente carenti o incongrui. Questo passaggio nella vita dell’individuo è importante perché ne condizionerà la formazione dell’Io e della sua personalità: ad esempio, un maternage di tipo incongruo è rivelatore di una struttura abnorme della personalità o di conflittualità nevrotiche.
In psicoterapia, è quella tecnica, utilizzata principalmente per la cura delle psicosi, la quale cerca di instaurare, fra il terapeuta ed il paziente, un rapporto simile a quello esistente fra una madre buona ed il suo bambino, con il fine ultimo di superare frustrazioni e traumi verosimilmente avvenuti nella prima infanzia.
Racamier, nel 1956, utilizzò il termine per indicare una tecnica di psicoterapia delle psicosi, volta a creare con il paziente, sia sul piano della realtà sia su quello della realizzazione simbolica, una relazione simile a quella tra una buona madre ed il suo bambino.
Nello stesso periodo, Sechehaye proponeva il maternage come la “terapia elettiva” degli schizofrenici. Tale tecnica si basa sull’ipotesi che nell’assenza della percezione di un buon funzionamento, non solo della coppia madre-bambino, ma di tutto il contesto familiare, affondino le radici dell’indecifrabile agire psicotico e le motivazioni ultime della fragilità del suo Io.
Per Winnicott, la psicosi origina nelle prime fasi dello sviluppo infantile, quando il bambino non può contare sulle cure di una madre "sufficientemente buona" che si adatti alle sue necessità poiché un maternage sufficientemente buono consente al bambino di costruirsi un Io ed una personalità unitarie, mentre, in mancanza di esso, il bambino non può progredire oltre lo stadio originario di non integrazione. Il terapeuta, quindi, dinanzi alla psicosi deve modificare la tecnica dell'analisi classica, ovvero egli deve permettere al paziente di regredire fino al momento in cui si è verificata la discontinuità dello sviluppo, ricoprendo, allo stesso tempo, un ruolo materno adattativo e che soddisfi quel bisogno di cure, con il fine di poter innescare un nuovo sviluppo della personalità. Solo dopo che tale lavoro di cura ed assistenza è terminato ed il paziente possiede un "Io integro", capace di "sperimentare gli impulsi dell'Es", è possibile procedere con l'analisi classica.
Bibliografia:
- Enciclopedia Treccani.
- Maldonato M., Dizionario di Scienze Psicologiche, Edizioni Simone.
(A cura della dottoressa Alice Fusella)
Scrivi articoli di psicologia e psicoterapia e ti piacerebbe vederli pubblicati su Psiconline?
per sapere come fare, Clicca qui subito!