Diagnosi di depressione (1519509641441)
Sofia, 27
Ciao,
ho 27 anni ed è la prima volta che chiedo un parere medico sulla mia condizione.
Soffro di depressione, ansia e attacchi di panico (più radi da qualche anno a questa parte, in media tre attacchi l'anno) fin dall'adolescenza, con volontà di morte ricorrente, ma mai lontanamente attuata. Su questo punto, mi sento di dire che la mia preoccupazione è sempre stata molto bassa dato che, nonostante il pensiero ricorrente, sono abbastanza sicura che non sarò mai in grado di farlo veramente.
Sono una persona molto lucida ed estremamente consapevole, per cui tutti gli stati d'animo che attraverso riesco a inquadrarli, spiegarli ed analizzarli: in questo modo sono riuscita ad affrontare le varie ricadute senza chiedere un aiuto medico.
Gran parte dei miei problemi deriva soprattutto da disagio sociale e non accettazione di me stessa dal punto di vista fisico, oltre ad una tendenza a sovra analizzare tutto; tuttavia, ho una vita perfettamente normale, eccetto un certo tipo di solitudine "da weekend" in cui mi sono rinchiusa da quando ho iniziato a lavorare, complice stanchezza cronica, una città nuova e più grande e un ambiente (e la mia generazione) in cui la frivolezza e il vuoto cosmico delle persone è predominante.
Mi rendo conto di non aver dato le informazioni minime necessarie e che la risposta sarà sicuramente di parte, ma la mia domanda è: può un professionista aiutarmi concretamente e dirmi qualcosa di cui io non sia già perfettamente consapevole?
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Cara Sofia,
nel suo racconto afferma di soffrire fin dall’adolescenza di depressione, attacchi di ansia e di panico con volontà di morte ricorrente. Questa condizione, che sottende una radicata sofferenza interiore, rappresenta a mio avviso una motivazione primaria per pensare di chiedere un sostegno di tipo psicologico.
Afferma di essere molto lucida, estremamente consapevole e di riuscire ad inquadrare e analizzare i suoi personali stati d’animo. Queste qualità rappresentano certamente delle importanti risorse di cui dispone che la aiutano ad affrontare i momenti di difficoltà ma non sono l’equivalente di un percorso psicologico che si articola e si sviluppa attraverso una relazione umana che è quella terapeutica.
E’ difficile affermare a priori se un percorso psicologico sarà in grado di fornire risposte ai propri bisogni/domande in quanto è condizionato sia dall’aspetto motivazionale con cui la persona si accosta ad esso, sia dal rapporto che si instaura con il terapeuta; per un buon esito è fondamentale scegliere lo psicologo/psicoterapeuta con cui ci si sente maggiormente in sintonia.
In generale, un’esplorazione delle motivazioni alla base del proprio disagio con l’aiuto di un professionista in un contesto terapeutico, empatico e accogliente, oltre a favorire una migliore comprensione di se stessi, aiuta a sviluppare nuovi modi di pensare più funzionali per il proprio benessere, ad ampliare l’attribuzione di senso e di significato che si dà agli eventi e il modo in cui si reagisce ad essi. Un percorso terapeutico è finalizzato dunque a favorire lo sviluppo di un rapporto più positivo e armonico con se stessi.
Ritengo sia importante evidenziare che non si tratta quasi mai di un percorso agevole che dà risposte immediate (non è una pillola che guarisce il mal di testa) ma è un processo in continuo divenire la cui efficacia dipende in gran parte dalle variabili suddette.
Spero di aver dato una risposta soddisfacente alla sua domanda.
Cari saluti
Pubblicato il 23/03/2018
A cura della Dottoressa Arianna Grazzini
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