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Umiliazione a lavoro (1457616009968)

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le risposte dellespertoEva, 28

 

D
Buongiorno,
sono una ragazza di 28 anni e tre giorni fa ho iniziato a lavorare per un'agenzia immobiliare privata come consulente con fisso più provvigioni.

Quando ho fatto il colloquio con il socio responsabile ho avuto l'impressione che fosse una persona seria, professionale ed educata, qualità che in questo periodo di ricerca di lavoro non ho trovato praticamente mai, per cui ho accettato di lavorare per loro.

In questi tre giorni era previsto il classico periodo di prova per valutare se il lavoro fosse di mio interesse e se fossi una persona capace. Da subito mi hanno fatto notare che, a differenza di tanti che hanno visto, ero brillante e lavoravo molto bene, per cui mi avrebbero assunta.

Solo che ieri uno dei collaboratori senior, quello che praticamente segue e fa da tramite tra i ragazzi e i soci, mi prende in disparte per dirmi che erano molto soddisfatti delle mie prestazioni, ma che io probabilmente "soffrivo del suo stesso problema": dice che gli è stato riferito che nella stanza di lavoro c'era odore di sudore. Ovviamente io sono rimasta sbalordita, anche perché ci tengo a precisare che sono una persona che si lava due volte al giorno e di certo non indosso di nuovo gli abiti usati il giorno prima, soprattutto in un contesto lavorativo dove si passa la mattinata a fare su e giù per le scale dei palazzi!

Lì per lì mi è pure venuto il dubbio che fosse vero in quanto è risaputo che in una situazione di stress la sudorazione aumenta e si inacidisce, ma quello che non riuscivo a sopportare era la messa in dubbio della mia igiene personale.

Dopodiché mi dice anche che dovevo curare di più il mio aspetto perché si tratta di un lavoro a stretto contatto coi clienti. Ecco, lì non ci ho visto più perché ammetto di non essere la persona che si presenta col talleur, ma non sono certo impresentabile: sono sempre andata in ufficio con pantaloni casual (in questi giorni la temperatura si aggirava intorno allo 0), stivali, maglioncino firmato e camicetta o maglia sotto.

A quel punto ho detto chiaramente che allora non ero io la persona che stavano cercando, così mi porta nell'ufficio del responsabile. Mi sono ritrovata improvvisamente catapultata dentro quella stanza con lui, il socio responsabile e l'altro socio a parlare del mio aspetto e della mia sudorazione, "problemi" che ho capito essere già di loro conoscenza e di cui tutto l'ufficio era al corrente.

Un imbarazzo che non saprei descrivere. In tutto questo io ho messo le mani avanti dicendo che se le cose stavano così io sarei andata via, ma mi hanno praticamente pregato di restare dicendo che persone così non ne trovano facilmente. Ho fatto di tutto per cercare di andarmene, ma è stato inutile, mi hanno fatto tornare a lavoro in un clima che non vi dico, contando pure che mi ero convinta veramente di puzzare come una capra e contavo i minuti per uscire da lì.

Finalmente esco, vado a fare aperitivo con due amiche in momenti separati e la prima cosa che chiedevo appena incontrate era: "mi dici se puzzo? che altrimenti salgo a casa al volo a darmi una rinfrescata", alzando proprio l'ascella per farle annusare.
La prima, una persona che se qualcuno accende una sigaretta nel quartiere affianco se ne accorge, mi dice che lei sentiva l'odore del deodorante e niente più; la seconda idem, e dubito che abbiano mentito perché abbiamo una confidenza tale da non scandalizzarci se dopo una giornata di lavoro non si è proprio profumati come fiorellini.

Tornata a casa vado nel cesto della roba da lavare dove avevo ancora gli abiti dei due giorni precedenti e li annuso a uno a uno per capire quanto di vero ci fosse. E invece nulla, addirittura erano ancora profumati di detersivo e deodorante, anche le maglie sintetiche che a volte mi danno problemi se non ci sto attenta.

Sono davvero senza parole. Hanno annientato la mia autostima, ho paura per il futuro di non sentirmi più a mio agio in un contesto lavorativo.
Stamattina ho telefonato per dire che non stavo bene e non sarei andata perché non riesco davvero a ripresentarmi davanti a loro, mi tremano le gambe al solo pensiero di incontrarli.

Hanno giudicato la mia persona senza nemmeno conoscermi, mettendo tutto al di sopra del giudizio sul mio lavoro, e la cosa assurda è che sono venuti a farmi lezioni di eleganza quando lì dentro la maggior parte sembra uscita dal funerale dei Casamonica.

È inutile mettersi in abito se porti la camicia nera con cravatta e gilet rosa pastello, roba da spogliarello dell'8 marzo!
Forse sono una persona troppo fine per rapportarmi con certa gente, rimango spiazzata perché certe cose non me le aspetto. Ma se proprio si ha qualcosa da dire riguardo l'igiene o l'immagine, c'è modo e modo per dirlo.

Non è normale tornare a casa e piangere, sentirsi un fallimento su ogni fronte, da come sono io alla laurea "sbagliata" che mi porta a barattare la dignità per avere uno stipendio. Ho paura che il mondo non sia un posto adatto a me, ho paura di non riuscire ad affrontare le situazioni come queste che nella vita purtroppo possono capitare e ho paura di non riuscire a realizzare nulla.

Ho 28 anni con un'esperienza lavorativa davvero minima, soprattutto a causa degli studi (laurea triennale più laurea magistrale in filosofia) che ho terminato l'anno scorso, e se dovessi per miracolo trovare un altro lavoro la cui situazione è simile a questa, devo sperare di avere uno stipendio tale da potermi permettere uno psicologo oltre che l'affitto. Cosa posso fare?

 


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Carissima Eva,
la complessa situazione economica e lavorativa odierna  può favorire il determinarsi di condizioni  difficili per i lavoratori e talvolta i datori di lavoro approfittano dello stato di malessere generalizzato mettendo in atto dei comportamenti non propriamente in linea con l’etica professionale.

L’approccio con il mondo del lavoro può rivelarsi difficile perché è regolato da criteri che talvolta non riflettono le nostre logiche e la nostra visione dei principi etici.

Dalle tue parole si evince  la situazione di estremo disagio che ti ha procurato il commento del tuo datore di lavoro, di fronte al quale sarebbe importante reagire e modificare i tuoi comportamenti in modo da non assumere un ruolo eccessivamente subalterno.

Sarebbe auspicabile circoscrivere la questione, evitando di generalizzare la delusione determinata dal contesto lavorativo e non reagire “sentendosi un fallimento su ogni fronte e chiudendosi in casa a piangere”.

Quello che a mio avviso sarebbe utile fare è aprire un dialogo sincero con te stessa e chiederti in che modalità vuoi proseguire il tuo rapporto  di lavoro. In questo caso sarebbe importante trovare un modo efficace per gestire la situazione,  non accettando  il ruolo della vittima ma cercando di ripristinare l’equilibrio con l’adozione di strategie comunicative e comportamentali appropriate. Ad esempio non avendo timore di esprimersi in maniera decisa di fronte al proprio responsabile laddove se ne presentasse la necessità.  Riuscire a ripristinare un approccio sereno nello svolgimento del tuo lavoro, comunicando in modo chiaro al datore di lavoro irrispettoso i confini del tuo spazio personale,  ti consentirebbe di esprimere al meglio le tue potenzialità.

Qualunque decisione  vorrai prendere in merito alla tua situazione lavorativa sarà importante per te acquisire piena consapevolezza del tuo valore personale e professionale. Forte di questa consapevolezza e potenziata da un giusto livello di autostima potrai gestire con maggiore efficacia qualunque situazione, anche di criticità, che si possa presentare nel tuo percorso lavorativo.

Perchè non utilizzare l’esperienza che stai vivendo in questo momento come una sfida per sperimentare te stessa e aiutarti a rafforzare quegli aspetti del carattere importanti per affrontare in modo positivo  situazioni che possono metterti alla prova?

Se ritieni che possa esserti di aiuto uno psicologo in questo percorso di presa di consapevolezza di te stessa e di riappropriazione del tuo giusto livello di autostima, puoi sempre fare riferimento ad un professionista iscritto all’Albo della tua regione di appartenenza.

Un caro augurio e incoraggiamento per un percorso professionale sereno e ricco di soddisfazioni.

 

(A cura della Dottoressa Arianna Grazzini)

 

Publicato in data 23/03/2016

 


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Tags: collaboratori stress lavoro, umiliazione interesse colloquio odore sudore contesto lavorativo igiene personale

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