Sorseggio il mio caffè macchiato mentre rileggo i commenti della psicologa analista Simonetta Putti al mio precedente articolo “Creare il mammufante ma eliminare l’elefante: la nostra epoca borderline”. La collega scrive:
“Si evidenzia la preponderanza - nel nostro tempo - di una marcata Onnipotenza che trova sostegno in una Tecnica che pare avanzare ignorando il confronto con un sano senso del Limite. Il potenziale della tecnica, come ci ricorda Hans Jonas, ovvero la capacità di mettere a rischio la sopravvivenza del genere umano o di danneggiare la sua incolumità genetica, di modificare arbitrariamente e /o distruggere le condizioni che permettono una vita sulla terra, pone alla fine anche un problema metafisico. Problema riassumibile nella domanda di fondo: se e perché deve esistere una umanità? L’uomo deve mantenersi così come l’evoluzione lo ha portato ad essere? Perché si deve rispettare la sua eredità genetica? Credo che non si tratti di mettere un limite al progresso ma alle sue derive dis-umanizzanti.”
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Di sfuggita leggo il titolo di un articolo sulla prima pagina di un giornale dimenticato in metropolitana: “Le sinapsi artificiali apprendono da sole”. Tra un impegno e l’altro sfoglio il nuovo numero del National Geographic Italia (aprile 2017) e mi perdo tra le righe di un altro articolo: “L’uomo del futuro”. Apprendo che, secondo il parere di alcuni scienziati, “l’unico ostacolo al balzo tecnologico” che ci farà umanità nuova (attraverso tecnologie come CRISPR-Cas9) sarebbe “l’uomo stesso, nel senso che potremmo decidere che non vogliamo usare pratiche eugenetiche sul nostro stesso genoma. Ma questo scrupolo ci fermerà davvero? E per quanto tempo?"1
Questa rubrica potrebbe sfoggiare diversi titoli che ruotino intorno all’avverbio “contemporaneamente” nelle accezioni che saltano, appunto, in mente pronunciando il termine in questione.
Ad esempio potrebbe chiamarsi “Riflessioni dall’Antropocene: tra presenza e assenza” oppure ancora “In questo Tempo: pensieri sugli opposti psichici” e così via, sperando di accendere in voi la curiosità e l’interesse che vi consentiranno di seguirmi d’ora in poi.