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Alterazioni del sonno nella depressione post-partum

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sonno e depressione post-partumAttualmente le condizioni di vita della donna, rispetto al passato, sono notevolmente cambiate; le donne hanno diversi impegni durante la loro giornata: oltre a prendersi cura della gestione famigliare, la maggior parte di loro ha anche un lavoro; ciò comporta che hanno meno tempo da dedicare a loro stesse ed alla loro salute.

Come conseguenza di questa condizione ne risente, spesso, proprio il sonno; viene trascurato così un importante fattore che spesso viene messo in secondo piano, ma che invece permette di garantire a pieno il benessere psicofisico.

Il sonno è necessario per mantenere stabili i ritmi biologici cardiovascolari, neuroendocrini e riproduttivi, concorre a stabilizzare il tono dell’umore, allentando le tensioni, riducendo i livelli di ansia e stress, infine, è stato inoltre dimostrato che protegge dal rischio di sviluppare sovrappeso e obesità, regolando i livelli delle sostanze deputate al controllo del senso della fame e della sazietà.

In più, per la donna, la situazione è ancora più delicata, in quanto a causa del proprio assetto ormonale, il quale regola i bioritmi che si modificano nel corso delle diverse fasi della vita (età fertile, gravidanza e la menopausa), tende ad essere più predisposta a  sviluppare disturbi del sonno.

Questa naturale vulnerabilità correlata alle modificazioni ormonali della donna, la differenzia in diversi meccanismi dall’uomo, tra cui i ritmi che regolano il sonno.

E’ stata suggerita un’importante modulazione dei cicli sonno-veglia da parte degli steroidi ovarici nella donna e meno nell’uomo.

Studi epidemiologici sono stati condotti per identificare le differenze sessuali nel modo di dormire.

Alcuni risultati clinici hanno messo in evidenza che gli uomini e le donne dormono in modo diverso; infatti, le donne dormono di più rispetto agli uomini, però, la qualità del loro sonno è inferiore a quella degli uomini della stessa età.

Nella donna, la percezione di una qualità minore del sono potrebbe essere causata da fattori che non dipendono direttamente dal sonno, come per esempio l’umore;  infatti, il sonno è fortemente influenzato da stati d’ansia, sintomi depressivi e disordini affettivi, i quali sono più frequenti tra le donne e possono contribuire ad un’incidenza maggiore d’insonnia.

Ci sono, anche, differenze tra sessi nella risposta omeostatica alla perdita di sonno; infatti, alcuni risultati hanno messo in luce come il sonno perso si accumuli più velocemente nella donna, e potrebbe diventare, quindi, più debilitante, aumentando, di conseguenza, anche le differenze nelle capacità di recupero del sonno perso.

In una ricerca di Pavlova M. e colleghi è stata data importanza proprio alle differenze di architettura del sonno tra gli uomini e le donne; è emerso che non sono del tutto identici, ma presentano delle differenze anche se minime.

In generale, è risultato che le donne tendono ad avere un  sonno ad onde più lento (13% donne Vs  9% negli uomini), ed uno stadio 1 del sonno abbreviato (8% donne Vs 11% uomini) 0,6.
Da questo studio è emerso, inoltre, che la maggior parte delle donne hanno bisogno di una quantità maggiore di sonno e si sono notate inoltre una quantità maggiore di segnalazioni per un sonno scarso o insufficiente, rispetto all’uomo.

Si è notato, anche, che alterazioni più marcate dell’architettura del sonno, tipiche dell’insonnia, sono più frequenti durante il periodo del ciclo mestruale, la gravidanza, nel post-partum e la menopausa.

Quindi il  sonno e la funzione ormonale sono strettamente collegate: per esempio, un adeguato riposo notturno permette, durante il periodo fertile, di sincronizzare il ciclo circadiano e quello mestruale dei bioritmi neuroendocrini. Infatti, la deprivazione di sonno interferisce con la funzionalità dei centri cerebrali dedicati alla regolazione delle attività neuroendocrine con conseguenti ripercussioni sul ciclo mestruale che possono, a loro volta, compromettere la fertilità e associarsi ad eventuali alterazioni della sessualità.

Per quanto riguarda, invece, la gravidanza, l’azione sedativa da parte degli alti livelli di progesterone, si manifesta con un miglioramento della qualità del sonno e solo in alcuni casi, laddove sussistano particolari situazioni stressanti come, ad esempio, gravidanze indesiderate, problemi economici, difficoltà con il partner, tale effetto può essere contrastato.

Però, con il proseguire della gravidanza si presentano alterazioni del riposo notturno piuttosto frequenti, causati probabilmente dalle tensioni psico-emotive, correlate all’avvicinarsi del momento del parto, e gli effetti secondari derivanti dalle aumentate dimensioni di feto (aumento nel numero e nell’intensità dei movimenti fetali, incremento dello stimolo a urinare per la pressione dell’utero sulla vescica) e dal pancione (difficoltà a trovare posizioni confortabili).

Inoltre un altro aspetto importante da prendere in considerazione è quello della comorbilità. L’insonnia femminile può essere espressione clinica di altre patologie, assai più diffuse tra le donne rispetto agli uomini,come appunto, la depressione; infatti, uno dei principali sintomi che si possono presentare è proprio l’insonnia.
Inoltre, è stato dimostrato attraverso diversi studi  che il trattamento efficace dei disturbi del sonno migliora la prognosi della depressione.

Una delle fasi della donna in cui può essere soggetta a depressione è quella post-partum; però, ancora, le diverse cause che la scatenano non sono ben chiare; e nonostante siano state effettuate alcune le ricerche per trovare delle risposte, i risultati spesso sono stati contrastanti.

Come abbiamo detto nei precedenti capitoli, poiché alla depressione post-posrtum sono spesso associati dei disturbi del sonno, alcuni ricercatori hanno cercato di comprendere quanto sia stretta la relazione tra questi due fattori.

Alcuni studi di ricerca si sono soffermati sull’analisi di tipo biologico per cercare di comprendere quanto, un’alterazione di ormoni, o altri fattori biologici,  possa influire  sulla loro manifestazione.

Il più importante ormone che interviene nella regolazione del ritmo circadiano e nell’induzione del sonno nell’uomo è la melatonina, la quale viene secreta dalla ghiandola pineale (o epifisi).

La melatonina, in genere, non viene secreta durante il giorno, poichè  lo stimolo luminoso, trasformato in segnale elettrico, operando attraverso il tratto retinico-ipotalamico ed il nucleo soprachiasmatico, viene trasmesso all’epifisi , che inibisce la secrezione; viceversa,  aumenta circa 2 ore prima dell'inizio del sonno e  raggiunge il suo livello massimo nel mezzo della notte,  diminuendo nuovamente durante le prime ore del mattino.

I livelli di rilascio della Melatonina non sono uguali in tutti gli individui, ciò, però,  non sta ad indicare che  quelli con un rilascio minore siano necessariamente depressi.
E’ stato notato che la melatonina produce altri benefici alla salute: è stata associata al sistema  immunitario, agli effetti antiossidanti e gli effetti dei radicali liberi ed è  coinvolto in diverse patologie, compreso il cancro al seno e la malattia di Alzheimer.

L'importanza della melatonina nel periodo post-partum deriva da due punti di vista, riguardanti il ritmo circadiano del sonno; in primo luogo, le cure notturne per il bambino, i  disturbi del sonno, e l'esposizione alla luce, può modificare il rilascio di  melatonina, influenzando la qualità del sonno successivo . In secondo luogo, il ritmo della melatonina fornisce la prova di trascinamento, la quale può suggerire un disturbo del ritmo  circadiano.

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Uno studio di Parry L. e colleghi è stato effettuato  proprio sulla melatonina; hanno ipotizzato, infatti, che l’alterazione dei livelli di melatonina nel plasma, sono diversi tra le donne incinte con depressione e quelle in post-partum con depressione; entrambi i gruppi sono stati rispettivamente messi a confronto con un gruppo di donne  sane incinte ed un altro in stato di post-partum; i ricercatori si aspettavano di trovare associazioni tra ritmi alterati della melatonina e  l’umore depresso.

I gruppi presenti erano due: il primo, con 25 donne in gravidanza  (15 sane; 10 con depressione (DP) ), le quali erano  di origine caucasica (N = 17), ispanica (N = 3), afro-americana (N = 3), asiatica (N = 1) e multietnica (N = 1); mentre, il secondo era composto da 24 donne in post-partum (11sane; 13 DP).
Il metodo di selezione era avvenuto in base al periodo di gestazione (= alle 34 settimane),  e per  le donne in post-parto doveva essere passato =  di 1 anno; entrambi i gruppi dovevano avere soggetti con un’età compresa tra 20-45 anni, (tutte risiedevano a San Diego, in California); sono state reclutate via telefono.

Inoltre, erano presenti dei criteri di esclusione come: l’abitudine di fumare, uso di contraccettivi ormonali ( dopo il parto), oppure uso di farmaci o erbe, l’abuso di alcol nel corso dell'ultimo anno.

In più, erano escluse le donne che soffrivano di disturbo bipolare o disturbi d'ansia primari.

Per stabilire chi poteva partecipare o meno allo studio sono stati seguiti i criteri di base del DSM. Infine dovevano sottoporsi a diverse scale di valutazione :

  • alla Hamilton Depression Rating Scale (HAM-D), alla quale le donne con DP dovevano ottenere un punteggio medio  = 14, mentre le donne sane un punteggio medio = 8;
  • al Beck Depression Inventory (BDI), alla quale le donne con DP dovevano ottenere in punteggio medio = 14, e le donne sane un punteggio medio = 5; infine;
  • al Edimburgo Postnatal Depression Scale (che è stato convalidato per l'uso durante la gravidanza), le donne con DP  con punteggio  = 10 per 2 settimane.

I ricercatori misuravano i livelli di melatonina nel plasma  ogni 30 minuti, dalle ore 18:00 alle 11:00, in presenza poca luce.
Come risultato si ottenne  che le concentrazioni  di melatonina nel plasma presenti, dalle 02:00 alle 11:00 del mattino, erano significativamente  più bassi nelle donne depresse in gravidanza rispetto alle donne sane in gravidanza. Al contrario, i livelli di melatonina erano più alti, nello stesso intervallo di tempo, in donne con depressione post-partum rispetto alle donne sane in post-parto .

Inoltre, è emerso che le donne in stato di gravidanza (ma non dopo il parto) con una storia personale o familiare di depressione, indipendentemente dalla diagnosi attuale, hanno avuto un rilascio di melatonina anticipato, rispetto alle donne senza una storia depressiva.

Si sono notati, anche,  nelle donne  sane incinte , ma non nelle depresse, livelli maggiori di melatonina nel corso della gravidanza; quest’ultima relazione, però, non  era presente nelle donne in post-partum sia in quelle sane che nelle depresse.

Questi risultati implicano disturbi nella regolazione del sistema di generazione di melatonina in gravidanza e depressione post-partum.
Da un altro studio sono stati rilevati  i livelli di melatonina sierica in 25 donne in stato di ante-partum  e post-partum, per quattro giorni consecutivi: nelle prime erano presenti livelli leggermente superiori rispetto  alle donne in  post-partum, tuttavia mancava un  confronto con le donne non gravide.

Anche Mc Millen ed i suoi collaborari hanno svolto un ulteriore  ricerca, in cui sono stati confrontati i livelli della melatonina in donne dopo il parto ed in madri a termine gestazione con bambini prematuri.

Le Madri pretermine non sempre hanno dimostrano il picco di melatonina durante le ore notturne. Questa differenza è stata attribuita ai disturbi del sonno accentuato, vissuto dalle madri di bambini prematuri. Questo però è un dato molto incerto visto i pochi studi a riguardo.

Infine, anche, hanno effettuato uno  studio con    lo scopo di confrontare, per 24 ore, i livelli di melatonina e la sua tempistica, in campioni separati di donne post-partum e nullipare non gravide.

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A questo studio hanno partecipato due gruppi; erano rispettivamente composti da:

  • 38 donne post partum, con età media  di 28,9 e che avevano partorito da 4 a 10 settimane; presentavano una distribuzione etnica di 2 Afroamericane, 32 asiatiche e 2 ispaniche..
  • 20 donne non gravide nullipare, con età media di 29,1;  presentavano una distribuzione etnica di 17 caucasiche e 3 asiatiche.;

Per formare i gruppi sono stati stabiliti dei criteri di esclusione: malattie croniche, presenza di malattia al momento dello studio, l'uso quotidiano di antinfiammatori non steroidei o antagonisti beta 1-adrenergici, i quali alterano la produzione di melatonina ,sistema nervoso centrale compromesso, perdita della vista, il lavoro notturno con turni, uso di melatonina esogena, contraccezione ormonale e trattamento della depressione durante gli ultimi 2 anni.

Le donne non incinte nullipare avevano i normali cicli mestruali; il giorno del ciclo veniva registrato. Nel lavoro pubblicato, il ciclo mestruale non è associato al livello di melatonina, alla durata, o alla fase. Fra le donne nullipare, il giorno del ciclo mestruale in media era 10.5; tra le partecipanti, durante l’esperimento, non sono stati utilizzati contraccettivi ormonali.

I dati sono stati ottenuti da due progetti collegati con strumenti e procedure corrispondenti. Le trentotto donne in post-parto e le  20 donne non gravide nullipare hanno partecipato ad una intensa raccolta di dati, che furono successivamente comparati. I criteri di selezione dei campioni presi in esame inclusero donne in età fertile, con età compresa fra i 18 e i 40 anni.
La melatonina viene  facilmente misurata nel sangue e nella saliva, mentre il suo principale metabolita 6 sulfatossimelatonina ( 6-sMT) nelle urine.

La melatonina, tuttavia, non viene immagazzinata e la sua emivita è di circa 40 minuti ;46 per questo motivo, per  individuare il momento esatto di produzione di melatonina, i campioni di sangue e di saliva venivano presi serialmente a brevi intervalli di tempo (ad esempio, ogni 15 minuti) durante la sera, pur essendo dannoso per le partecipanti e potendo interferire con i periodi del sonno.

Il 6-sMT urinario riflette le variazioni diurne della melatonina sierica. Poiché la concentrazione urinaria del 6-sMT varia con il volume dell’urina, è stata utilizzata la creatinina come riferimento per la concentrazione nelle urine.

Quando il volume delle urine viene calcolato sulla base della concentrazione di creatinina, il 6-sMT  è correlato alla concentrazione di melatonina notturna totale (r = 0,89) e di picco (r =0,90). Tutti i risultati del 6-sMT sono riportati in ng /mg di creatinina.

Per quanto riguarda l’attività sonno-veglia, i partecipanti la registravano utilizzando una versione modificata dello Sleep Activity Record,9 una sorta di diario con carta e matita. Ad ogni intervallo di tempo di 15 minuti, le donne indicavano l’attività secondo un codice alfabetico (A = awake (veglia), S = sleep (sonno) ), per documentare la raccolta di campioni urinari. I diari del sonno, anche se non consoni per le  misurazione, sono indicatori sensibili del tempo di sonno.

Per quanto riguarda la depressione, poiché è più probabile che si posso presentare nel gruppo post-partum, queste donne sono state sottoposte alla valutazione della depressione attraverso l’Edimburgo Postnatale Depression Scale (EPDS), da cui è risultata  una sensibilità, 85%; specificità, 77% e valore predittivo positivo, 83%.

Per definire la depressione post-partum venne utilizzato un punteggio totale per l’EPDS di 30 e un cut-off maggiore o uguale a 13. Nessuna donna post-partum monitorata per il reclutamento mostrò depressione post-partum. Per quanto riguarda i risultati si sonno ottenuti diversi esiti.

Le donne dopo il parto spesso interrompevano il sonno a causa delle esigenze del neonato. Circa la metà delle donne post-parto hanno:

  • dormito in totale 7 ore in meno: come media totale 7,2 ore (minimo 4.5, massimo 10.5),
  • il numero medio dei giorni in cui hanno avuto un sonno regolare  è stato di 3.8 (Minimo 1, massimo 6),
  • e la notte in cui hanno avuto un  periodo di sonno medio più lungo è stata di 3,0 ore (minimo 1,8, massimo 8,0).

Nelle donne non gravide nullipare il sonno:

  • medio totale è stato di 7,7 ore (5,3 minimo, massimo 11,5),
  • il numero medio di giorni  in cui hanno dormito regolarmente è stato di 1.9 (minimo 1, massimo 4).
  • la  notte in cui hanno avuto un  periodo di sonno medio più lungo è stata di 6,2 ore (minimo 5.3, massimo 10.5),

Non ci sono state differenze statisticamente significative tra i gruppi per quanto riguarda la media della creatinina e il numero di campioni di urina nell’arco delle 24. Tutte e 20 le donne incinte nullipare e 37 di 38 (97,4%) donne post-partum mostrarono un aumento di 6-sMT, il quale indicava insorgenza di melatonina.

Le donne post-partum mostrano una tendenza alla formazione precoce e più dispersa di melatonina che è particolarmente evidente nelle ore diurne. Il  tempo medio (SD)  di insorgenza nelle donne post-partum era significativamente più precoce se confrontato con quello delle donne nullipare, 19:56 (3:24) rispetto a 21:45 (2:54).

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Quindi, i risultati  ottenuti in questo studio indicano che il livello di melatonina e i tempi di rilascio differiscono nelle donne post-partum rispetto alle donne nullipare; le differenze nel tempo di rilascio suggeriscono, quindi, diversi ritmi circadiani naturali nelle donne.
In conclusione, le donne fra le 4 e le 10 settimane dopo il parto mostravano sia livelli che pattern differenti di melatonina, misurati nell’arco delle 24 ore, rispetto alle donne non incinte e nullipare.

Le differenze di melatonina indicano una possibile interruzione  nel ritmo circadiano nel periodo post-natale. I livelli di luce ambiente, che non sono stati presi in considerazione in questo studio, sono un importante fattore da analizzare per le future ricerche sui livelli di melatonina nel post-parto e l'eventuale interruzione del ritmo circadiano.

Le scoperte ricavate da questo studio sugli effetti della melatonina forniscono un sostegno per ulteriori ricerche nel periodo post-partum. Tuttavia, nonostante la prevalenza dei disturbi del sonno e gli alterati  ritmi sonno-veglia, durante il periodo post-parto, sono poche le ricerche che hanno confrontato la melatonina nel post-partum e nelle donne non gravide nullipare.

Altri fattori biologici che sono stati associati a rischio di depressione maggiore nel post-parto (PostPartum Major Depression, PPMD) riguardano, oltre alla scarsa regolazione ormonale, l’aumento di citochine infiammatorie.

Nello studio di Okun L. e dei suoi collaboratori  si  è valutato il cambiamento della qualità del sonno nel tempo ed le variazioni delle concentrazioni  degli ormoni durante le prime 17 settimane dopo il parto, in particolare sono state prese in esame le citochine e la loro associazione con recidive di PPMD.

A questo studio hanno partecipato 56 donne in gravidanza, con storie passate di MDD/PPMD,  ma non presentavano depressione durante l’attuale gestazione.
Per la ricerca, sono stati raccolti l’Indice della Qualità del Sonno di Pittsburgh (Pittsburgh Sleep Quality Index,PSQI) e 8 campioni di sangue  durante le prime 17 settimane post-parto. Sono stati analizzati estradiolo,  prolattina e cortisolo e un solo dosaggio di interleuchine 6(IL-6).

Si è effettuato un colloquio clinico con le donne, a cui è stata somministrata la scala di valutazione di Hamilton per la depressione (HRSD); se si ottenevano valori  =  15  veniva confermata la diagnosi depressiva.

Nell'analisi del tempo di recidiva di  PPMD,  la scarsa qualità del sonno, ma non le variazioni delle concentrazioni degli ormoni, sono state associata alla recidiva PPMD.
Per ogni valore di PSQI che aumentava nel tempo, aumentava approssimativamente del 25%, il rischio nella donna di ricaduta;  tra i valori PSQI e le concentrazioni di IL-6, nel periodo post-parto, non emersero associazione significative.

In conclusione, da questo studio si è ottenuto che la scarsa qualità del sonno, nelle prime 17 settimane post-parto, aumenta il rischio di recidiva di PPMD fra donne con trascorsi di MDD, viceversa non sono state verificate associazioni significative tra le variazioni ormonali e le recidive di PPMD.

Altri studi hanno trattato la relazione tra  disturbi del sonno, come potenziale fattore di rischio di DDP, e i sintomi depressivi e/o la DDP.
Nella seguente ricerca, lo scopo è stato quello di indagare se l’insonnia durante la gravidanza è un fattore di rischio per sviluppare la depressione post-partum (PPD).

In uno studio di Marques M . e colleghi sono state intervistate 581 donne durante l’ultimo trimestre di gravidanza,  in cui sono stati indagati il loro umore e l’andamento del sonno (durata dell’insonnia in fine gravidanza e prenatale , percezione del sonno). Sono state intervistate con la versione portoghese del Diagnostic Interview per gli studi genetici (DIGS) .
Delle 581 donne, dopo il parto, hanno continuato a partecipare allo studio solo 382 (65,7%).
Sulla base delle risposte fornite dalle partecipanti sono stati formati 3 gruppi: donne che riuscivano a dormire bene (n = 17, 28,3%) (senza sintomi di insonnia); il gruppo di donne con almeno un sintomo di insonnia (n = 9, 15%); il gruppo di donne con insonnia,  le quali  ne risentivano durante la giornata (N = 34, 56,7% ).

Signe K. D86.  e colleghi hanno effettuato uno altro studio, con il fine di analizzare la relazione tra i disturbi del sonno e la depressione nel periodo dopo il parto; presero anche in considerazione se  i diversi fattori di rischio possono rafforzare questa associazione; ed infine se la depressione post-partum  può aggravare una qualità del sonno già compromessa.
Il campione a cui hanno fatto riferimento era costituito da 4191 donne, che avevano partorito nell’ospedale dell’Univesità di Stavanger, dall’ottobre 2005 a settembre 2006.
E’ stato spedito loro un questionario a 7 settimane dopo il parto, da cui è risultato un tasso di risposta  del 68% (2830). L'età media delle madri al momento della risposta era di 30 anni, mentre quella dei neonati era di 7,7 settimane.

Si sono utilizzati due test per valutare rispettivamente i  sintomi depressivi ed i disturbi del sonno;

  • per quanto riguarda il primo si utilizzò la scala di depressione postnatale di Edimburgo (EPDS); la presenza di depressione era stabilita con EPD > 5
  • per il secondo si è utilizzato Il Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI) per stimare la qualità globale del sonno. Il PSQI è un questionario di autotaratura ,che valuta ampiamente i disturbi del sonno oggettivi e soggettivi del  mese precedente; nel dettaglio il PSQI valuta la qualità del sonno, il tempo di latenza del sonno, la durata del sonno, i disturbi del sonno, l’abitudine di prendere farmaci per dormire, e l’inefficienza durante il giorno; con PSQI > 5 venivano definiti i problemi di sonno.

Dall’analisi dei dati i valori che si sono ottenuti ai rispettivi test sono i seguenti:

  • donne  che aveva sviluppato problemi legati al sonno al  PSQI, presentavano un punteggio medio di 6.3, con il 57,7% dei punteggio sopra il cut-off;
  • donne che presentavano sintomi depressivi, il valore dell’ EPDS era = 10, quindi il 16,5%.
  • Nel dettaglio, i punteggi al PSQI  > 7 per le multipare, o maggiore a 8 per le primipare, potevano implicare un rischio per i sintomi depressivi sopra la prevalenza media del 16,5% della popolazione.

Quindi, due mesi dopo il parto, quasi il 60% delle donne hanno sperimentato una insufficiente qualità del sonno globale, mentre il 16,5% aveva sintomi depressivi.
Inoltre, dalla ricerca emerge che una bassa qualità del sonno è associata  allo sviluppo della depressione indipendentemente da altri fattori di rischio.
La presenza di problemi precedenti legati al sonno sono stati associati alla qualità del sonno scadente, ma non alla depressione.
Huang e colleghi hanno rinvenuto che i disturbi del sonno e le disfunzioni, che essi causano durante il giorno, sono fortemente associati a depressione tre settimane dopo il parto.
Analogamente, Dennis e colleghi hanno segnalano una forte associazione tra stanchezza diurna e depressione.
Dalla ricerca è emerso, quindi, che le donne con precedenti problemi di sonno possono avere maggiori difficoltà a dormire nel periodo dopo il parto; inoltre, è stato rilevato che la qualità del sonno della donna è migliore se il neonato dorme in una stanza diversa da quella della mamma, è peggiore se il neonato è nato prima della scadenza del termine naturale, o se è di sesso maschile.

Altri fattori di rischio per lo sviluppo della depressione post-partum,oltre che i disturbi del sonno, sono lo sviluppo di depressione nel periodo perinatale o una storia di malattia psichiatrica pregressa.
In conclusione, questo studio non può determinare la causalità tra i disturbi del sonno e la depressione post-partum,sebbene identifichi tra essi una forte correlazione.
Altri studi hanno messo a confronto donne con PPD con donne sane.

Nello studio di Posmontier e colleghi l’obiettivo era di confrontare e misurare gli effetti della qualità del sonno sulle donne con e senza depressione post-partum (PPD).
I partecipanti allo studio erano quarantasei le donne che avevano partorito da  6 a 26 settimane.  Due partecipanti,  però, nel corso della ricerca vennero eliminate.
Le partecipanti sono valutate, sia nella loro abitazione che in uno studio ostetrico, tramite  un’actigrafia da polso per 7 giorni consecutivi per valutare  il sonno (la latenza del sonno, la fase di veglia dopo l'insorgenza del sonno, l’efficienza del sonno, la quantità di episodi di veglia).

La gravità della depressione post-partum fu valutata attraverso l’EPDS. Inoltre, sono state raccolte delle variabili psicosociali durante un colloquio di screening.È stata somministrata  un’intervista strutturata clinica  per diagnosticare la  PPD. E tutti i dati sono stati analizzati attraverso correlazioni, t-test, e regressioni mu ltiple gerarchici.

Da queste analisi è emerso, con la sola eccezione per gli episodi di risveglio, che la latenza del sonno, la fase di veglia, e l’efficienza del sonno erano fattori predittivi di  gravi  sintomi PPD.

In conclusione,  da questo studio si evince che le donne con PPD hanno sperimentato una  qualità del sonno peggiore rispetto alle donne senza PPD, e che la qualità del sonno peggiorava con l'aumentare della gravità dei sintomi PPD.

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Altre ricerche ancora hanno esaminato la relazione tra disturbi del sonno, sia oggettivi che soggettivi, ed i sintomi depressivi in donne primipare sane .
Quest’ultimo era proprio l’obiettivo dello studio di Shao-Yu T. e Karen A. T. prendendo in esame donne  entro i 3 mesi dal parto.
Gli autori sono partiti da alcune considerazioni, le quali ritenevano che i disturbi del sonno  sono più gravi nelle primipare rispetto alle madri con altre  esperienze di gravidanze;22 inoltre, anche se i disturbi del sonno, dopo il parto,  sono spesso considerati un problema transitorio, rimango, spesso irrisolti anche a  16 settimane dopo il parto.
Gli autori hanno esaminato un campione di 22 donne sane e primipare, di età compresa tra 18-40 anni.
Le donne  potevano partecipare solo:

  1. se hanno avuto un parto  naturale,
  2. se erano loro stessa ad  assistere il loro bambini sani,
  3. se durante la gravidanza, il parto ed il post-parto non hanno avuto complicazioni mediche,
  4. se non presentavano diagnosi di depressione antepartum e/o nei periodi dopo il parto.

Per valutare il sonno oggettivo è stato chiesto loro di  indossare un actigrafo da polso per valutare la quantità e la variabilità del sonno , in tutto il periodo dei 7 giorni, con conteggi di attività ogni 30 secondi.
Nei giorni in cui il monitoraggio con l’actigrafo è stato effettuato, le donne hanno anche completato un diario (un grafico delle 24 ore di sonno-veglia), per documentare i loro tempi di sonno e di veglia.

Invece, per la valutazione del sonno soggettivo, le donne hanno completato i 21 item del GSDs per valutare il loro sonno durante il periodo di monitoraggio.
La GSDs si compone di sette sottoscale, in particolare le domande riguardano argomenti sul sonno notturno e sonnellini diurni, per valutare i diversi aspetti del sonno, incluse la difficoltà ad addormentarsi, la difficoltà a mantenere il sonno, risveglio presto di mattina, la qualità e quantità del sonno, la sonnolenza diurna, e l'uso farmaci che inducono il sonno.
La gravità dei sintomi depressivi nelle donne dopo il parto è  stata  valutata attraverso i 10 item della EPDS.

Dall’analisi dei risultati si evince che, utilizzando il punteggio cut-off  pari a 13 dell’EPDS, nessuna delle donne reclutate ha sperimentato clinicamente una forte depressione post-partum .
Per quanto riguarda i risultati del sonno oggettivo si è ottenuto che, nonostante  le donne abbiano ottenuto una media di 9,69  ore di sonno totale su un periodo di 24 ore, le registrazioni actigrafiche hanno evidenziato che 5 donne (22,7%) avevano una durata di sonno notturno  < 7 ore, fornendo la prova che alcune donne hanno passato una notevole quantità di tempo da sveglie entro le 12 ore di tempo dalle 21:00 alle 09:00;  dall’actigrafia è anche emerso, inoltre, che il sonno diurno ha contribuito in maniera sostanziale alla quantità totale di sonno.
I risalti sul sonno soggettivo, indicano che fino a 19 (86,4%) delle donne hanno avuto almeno un punteggio ad una  sottoscala della GSDs maggiore o uguale a 3, il quale sta ad indica che il sintomo si è verificato spesso.

Più specificamente, un numero significativo di donne ha riferito sintomi di frammentazione del sonno   (n = 17, 77,3%), scarsa qualità del sonno (n = 10, 45,5%), risveglio precoce (n = 10, 45,5%), insufficiente quantità di sonno (n = 5, 22,7%), esordio disturbi latenza dormire   (n = 2, 9,1%), e sonnolenza durante il giorno(n = 2, 9,1%).
Infine, nella relazione tra sonno e depressione è emersa una maggiore variazione nella durata del sonno notturna, da notte a notte, significativamente associata con un aumento di sintomi depressivi. Le madri con i più sintomi depressivi hanno anche riportato un punteggio più in elevato nella sottoscala della GSDs  sul risveglio precoce.
In conclusione, quindi, in questo studio pilota è stato dimostrato che le donne sane dopo il parto con una durata del sonno notturno più irregolare, presentavano maggiori probabilità di un aumento dei sintomi depressivi.
A nessuna delle donne, nel nostro studio era stata diagnosticata la depressione nei periodi antepartum e post-partum, e nessuna delle donne stava vivendo clinicamente significativi sintomi depressivi, tuttavia, i sintomi depressivi sono stati correlati con sonno notturno disturbato.

In linea con gli studi precedenti, sono emerse  significative correlazioni tra i disturbi del sonno e sintomi depressivi entro 3 mesi dal parto.
Il punteggio per la sottoscala GSDs per il risveglio precoce è stata significativamente correlata con i sintomi depressivi dopo il parto. Inoltre potrebbe essere  anche possibile che siano  i sintomi depressivi ad innescare il risveglio precoce.
Sebbene la prevalenza della depressione post-partum è circa il 10-20% nessuna delle donne nello studio erano clinicamente depressa identificata dalle EPDS.
Per finire, sono state effettuate anche  delle correlazioni tra PPD e il temperamento del bambino

Nella ricerca di Goyal D. e colleghi, infatti,  l’obiettivo dello studio era di descrivere la relazione fra il temperamento infantile e sintomi depressivi materni e di determinare identificare i fattori che possono cambiare il rapporto tra sonno e sintomi depressivi a 3 mesi dopo il parto.
Sono state reclutate 112 coppie e sono state valutate nel terzo trimestre di gravidanza e nel post-parto.  
I criteri di esclusione delle coppie erano: le coppie intenzionate ad assumere una bambinaia che avrebbe vissuto con loro, entrambi i genitori svolgevano lavori con turni notturni, la donna ha avuto una storia di aborto spontaneo.
Le donne sono state valutate durante il loro ultimo mese di gravidanza ed a 1 mese, 2 mesi e 3 mesi di  post-parto.
Le madri, inoltre, sono state suddivise in due gruppi, dove l’assegnazione è stata casuale:

  • un gruppo di intervento con 75 donne , è stato sottoposto ad un progetto per migliorare il sonno durante le prime 4 settimane post-parto;
  • un gruppo di controllo con 77 donne.

Statistiche  sono state utilizzate per descrivere le caratteristiche del campione. Per valutare la depressione è stato utilizzato l’Epidemiological Studies Depression Scale (CES-D); un punteggio = 16 potrebbe essere  un fattore di rischio per lo sviluppo della depressione . Questo punteggio cut-off è stato utilizzato in questo studio di distinguere le madri con un elevato livello di sintomatologia depressiva. Per una valutazione del sonno è stato utilizzato in cui  punteggi elevati  indicano  disturbi del sonno frequenti.

Per valutare i valori oggettivi del sonno è stato utilizzato un actigrafo da polso (monitoraggio ambulatoriale Inc., Ardsley, NY) per 48 ore, da cui sono emerse diverse variabili:

  • TST (il tempo totale del sonno notturno ),che valuta la quantità notturna del sonno: insufficiente < 6; sufficiente = 6 ;
  • WAKE ( il tempo trascorso sveglio) tra la mezzanotte e le 6.00, che valuta i disturbi del sonno: grave = 2 h;  lieve <2 h;
  • DAY (totale di sonno diurno ), che valuta la quantità di sonno diurno che potrebbe alleviare gli effetti dell'insufficiente qualità e quantità del sonno notturno: dorme tanto se fa più di  60 minuti totali di sonno diurno; e dorme poco se fa meno di  60 minuti totali di sonno diurno.

Per la valutazione del temperamento del bambino, si sono valutate le percezioni materna e paterna a 1 mese, 2 mesi e 3 mesi attraverso il Early Infant Temperament Questionnaire .
Come risultato si è ottenuto che le valutazioni materne del temperamento infantile avevano delle associazioni con il tempo totale di sonno della madre durante la notte, anche se nessuna delle correlazioni fra il temperamento infantile e le misure actigrafia erano statisticamente significative.
Le correlazioni tra le valutazioni dei genitori sul temperamento infantile ed i sintomi depressivi materni a 3 mesi dal parto non hanno raggiunto la significatività statistica.
Le valutazioni sul  bambino potrebbero essere state influenzate dalla quantità di sonno perso dei genitori, dall’umore depresso e dal contatto con il bambino.
Il temperamento infantile è stato associato con il sonno della madre, tuttavia non era un predittore significativo dei sintomi depressivi. Indipendentemente dal temperamento infantile, le madri che dormivano < 4 ore tra la mezzanotte e le 6:00, le madri che facevano un sonnellino < 60 minuti durante il giorno erano ad aumentato rischio di depressione a tre mesi dopo il parto.

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Questo studio di ricerca ha, però, diversi limiti, tra cui la pianificazione del campionamento e l’elevato status socio-economico dei partecipanti.
 Il tasso di rischio per le donne del campione di questo studio era di 16,4%, comunque, simile ad altri tassi riportati nella letteratura e simile a quanto ci si aspetterebbe nella popolazione generale.

In un altro studio, Cutrona e Troutman  furono tra i primi a suggerire una relazione tra i problemi del  bambino e PPD. Essi hanno valutato il temperamento del bambino attraverso l'osservazione e utilizzato la BDI a tre mesi dopo il parto. E’ emerso che la qualità della relazione con la madre ha rappresentato il 30% della varianza dei sintomi depressivi.
Tuttavia, le 55 donne del loro campione  erano principalmente sposate e con un'istruzione universitaria; in più questi autori non hanno preso in considerazione altri fattori di rischio come la depressione prenatale; nonostante questo campione era molto simile al campione dell’esperimento di  Goyal D.30 e colleghi per età e status socio-economico non si può effettuare un confronto a causa della presenza  sia di donne pluripare che  primipare .

I fattori socio-demografici come l'età materna, il reddito, il livello d’istruzione, il sesso del bambino, il parto, il tipo di alimentazione e la soddisfazione nel rapporto con il neonato permise di spiegare il 14,5% della varianza dei sintomi della depressione a 3 mesi dopo il parto, con la soddisfazione nel rapporto con il neonato come unico fattore predittivo.
Nessuna correlazione è stata trovata fra il temperamento infantile e sintomi depressivi materni a 3 mesi dopo il parto. Questo dato  è stato inaspettato poichè una considerevole letteratura suggerisce un'associazione tra PPD  ed un temperamento infantile difficile.

Però i diversi risultati dei vari studi, che sono stati fatti, sono difficili da confrontare a causa dei diversi disegni di  studio e delle differenze nelle  metodologie impiegate sulla valutazione del temperamento del bambino.

In un altro studi di McGrath e colleghi prendendo in considerazione la valutazione del temperamento infantile, in cui è stato messo in evidenza  un aumento delle madri depresse che segnalavano difficoltà con il bambino da 2 a 6 mesi dopo il parto rispetto alle madri non depresse; ma ciò non è stato sufficiente per ricavare dei dati certi.
Inoltre, Sugawara e colleghi hanno suggerito che i sintomi depressivi materni a 5 giorni dopo il parto sono significativamente correlati con la percezione materna del temperamento infantile a 6 mesi dopo il parto. Tuttavia, i sintomi depressivi materni ed il temperamento infantile sono stati valutati ad intervalli di tempo diversi l'uno dall'altro e l'intervallo variava da 5 giorni a 18 mesi dopo il parto.

Come si è potuto notare i risultati dei diversi studi speso non sono certi, in primis perché in ogni donna reagisce diversamente ai cambiamenti del sonno causati nel post-parto.
In generale, le donne più sensibili ai cambiamenti psicobiologici (ormonali,immunologici, psicologici e sociali) sono sicuramente più a rischio per sviluppare la depressione post-partum.

 

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Articolo a cura della Dottoressa Virginia Quaranta

 

Questo articolo è parte di un elaborato che, per motivi di spazio, è stato suddiviso in varie parti:

  1. Dinamiche psicologiche durante la gravidanza e nel post partum ed i diversi livelli di gravita' degli stati depressivi nel post-partum.
    Le variazioni fisiologiche durante la gravidanza e nel post-parto e la loro influenza sull’esordio della depressione post-partum.
    Fattori di rischio della depressione post-partum.
  2. Il sonno e i suoi disturbi.
    Le fasi del sonno e il ciclo sonno-veglia.
  3. Alterazioni del sonno nella depressione post-partum.

 

 


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Tags: depressione insonnia sonno infanzia gravidanza depressione post-partum puerperio

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