Dipendenze comportamentali: un argomento spinoso e pericoloso
Non tutte le passioni della vita rappresentano un disturbo mentale.
Un piccolo cambiamento avvenuto nel DSM-V potrebbe causare dannose conseguenze non intenzionali.
Nel DSM V, il concetto di dipendenza si è notevolmente esteso per includere, non solo i disturbi per l’uso compulsivo di sostanze, ma anche una vasta gamma di comportamenti socialmente accettati ma, effettuati in maniera spropositata e compulsiva.
Nel nuovo Manuale Diagnostico, il Gioco d’azzardo, considerato precedentemente come un Disturbo Compulsivo, viene definito e classificato come una Dipendenza Comportamentale.
Le dipendenze comportamentali, infatti, si manifestano quando nel soggetto vi è un forte bisogno di dover praticare una determinata attività.
Pertanto, anche se non vi è assunzione di sostanze chimiche, tale dipendenza comportamentale presenta delle analogie con le tossicodipendenze.
Entrambe, infatti, sono caratterizzate dallo stesso quadro clinico di:
Tolleranza: necessità di svolgere attività o assumere dosi progressivamente sempre più alte della stessa sostanza per avere gli effetti precedentemente ricevuti.
Ritiro sociale
Uso compulsivo: assunzione continuativa della sostanza o ripetizione dell’attività per un periodo più lungo del previsto.
Dal punto di vista neurobiologico è stato evidenziato infatti, che alla base di queste dipendenze, si attivano gli stessi circuiti neurali.
In ambito clinico, la "dipendenza" viene definita come un alterazione del comportamento, dove un attività o l'uso di sostanze, originariamente svolte per divertimento, diventano azioni compulsive e ripetute continuamente.
Ciò che era iniziato per puro divertimento si è evoluto in un comportamento disadattivo, dove l’individuo diventa schiavo delle proprie passioni.
La sostanza o il comportamento diventano così profondamente radicati, tanto che l’individuo si sente in dovere di continuare l’azione, nonostante sia consapevole di ricevere solo una piccola ricompensa momentanea e delle conseguenze terribili.
La caratteristica in comune predominante tra la dipendenza da sostanze e Gioco d'azzardo è riferita alla distinzione cruciale tra l'uso compulsivo (indice di disturbo mentale) e l’uso ricreativo (considerato normale).
L'uso ricreativo di sostanze o di comportamento come il gioco d'azzardo non possono essere considerate delle dipendenza fino a quando la persona non svolge continuamente azioni o attività dedite alla dipendenza, anche quando non risultano più essere piacevoli e provocano dei danni personali sociali e lavorativi per l’individuo affetto.
Nella stesura del DSM V è stato presa in considerazione l’idea, alla fine respinta, di inserire altre dipendenze comportamentali come:
La dipendenza da Internet: Definita anche come "Internet Addiction".
Tale dipendenza è caratterizzata da uso eccessivo di Internet associato a irritabilità e umore negativo se privati dell’attività.
Una piccola percentuale di utenti soddisfa i criteri di dipendenza standard di tolleranza, ritiro, uso compulsivo, e compromissione clinicamente significativa.
Per tali individui i rischi possono essere considerevoli. Il soggetto può ritirarsi dal mondo reale e può trascorrere giorni interi in rete, senza sosta. Ciò comporta gravi rischi per la salute psicofisica dei soggetti affetti, i quali, in casi estremi, possono giungere alla morte.
In questi casi possiamo definire l’utilizzo di internet come patologico, ma il rischio più grande è quello di attribuire un disturbo mentale a tutti coloro che svolgono questa attività per lavoro o divertimento.
Dipendenza da caffeina: la caffeina è una sostanza, come la nicotina, che causa dipendenza, ma a differenza di quest’ultima non genera sempre uno stato di intossicazione e di ansia clinicamente rilevante.
Tale dipendenza non rientra nel DSM V perché l’itilizzo della sostanza è comune e di solito innocua.
Dipendenza sessuale o "Sex addiction" Questa dipendenza porta il soggetto affetto a focalizzare i propri pensieri e sentimenti alla ricerca esclusiva dell’atto per soddisfare i propri bisogni.
Non ha senso rischiare di etichettare, in maniera erronea, la stragrande maggioranza delle persone come “mentalmente disordinata" al fine di comprendere coloro che effettivamente svolgono l’attività in maniera compulsiva.
In conclusione, possiamo dire che, le attività che vengono svolte per passione o divertimento non devono essere etichettate come "disturbi mentali" solo perché svolte in maniera costante e ripetitiva.
Nel definire una "dipendenza comportamentale" bisogna considerare e saper scindere l’attività o l’uso di sostanze svolto per divertimento dall’uso pericolosamente compulsivo.
Ora che il gioco d'azzardo è stata definita una dipendenza comportamentale, vi è un forte rischio di categorizzare e estendere il concetto di dipendenza anche a quelle attività come sesso, shopping, lavoro, esercizio fisico, golf, surf, hobby, e tutti quei settori di attività svolte per puro divertimento e passione.
Questa “medicalizzazione” della vita di tutti i giorni potrebbe rendere pazienti tutti noi, portando a serie conseguenze negative.
Essere dipendenti riduce il senso di controllo e responsabilità
Attribuire e utilizzare in maniera inappropriata questo termine indebolisce la responsabilità personale dell’individuo, il quale può giungere a svolgere azioni o reati, ingiustificati solo perché affetto da un disturbo mentale.
Tratto da Psychology Today
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