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Il cervello viene influenzato dalle voci aggressive

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Le voci intimidatorie monopolizzano l'attenzione del cervello più a lungo rispetto alle voci felici.

voce arrabbiata

 

Sentire qualcuno gridare o essere sgridato da qualcuno, mette in allarme la mente ed è praticamente impossibile concentrarsi su qualsiasi altra cosa, anche in seguito al suono della voce arrabbiata che sta monopolizzando l'ambiente circostante. Nel lato prosociale, anche il genitore più gentile, utilizzera il potere di una voce arrabbiata, per mettere in allerta il bambino, che sta per mettere il suo benessere in pericolo.

Dal punto di vista maladattivo, utilizzando un tono di voce aggressivo è un tratto significativo di persone sempre arrabbiate. La maggior parte dei leader non tendono a parlare utilizzando toni di gioia; come parte del loro viaggio verso il potere, riconoscono che una voce allegra non ha lo stesso impatto disorientatnte, come quello provocato dall'arrabbiarsi sempre ed dall'essere impilsivi.

Ma quale spiegazione neuroscientifica c'è dietro l'abilità di una voce aggressiva di catturare l'attenzione?

Per prima cosa, in nuova ricerca dell'University of Geneva (UNIGE) sono stati identificati specifici meccanismi cerebrali che ci allertano per potenziali pericoli, concentrando la nostra attenzione su una voce arrabbiata per quasi il doppio del tempo del suono di una voce che esprime gioia. Queste scoperte sono state recentemente pubblicate nella rivista Social Cognitive and Affective Neuroscience.

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Al fine dello studio, i ricercatori hanno monitorato l'elaborazione dell'ascolto attenzionale nel cervello utilizzando l'Elettroencefalografia (EEG) mentre i partecipanti dello studio hanno elaborato 22 brevi suoni di voce umana (600 millesecondi) che hanno espresso o rabbia o gioia. Quando i partecipanti ascoltavano una voce aggressiva, il cervello spendeva maggiori significative risorse nell'attenzione spaziale per identificare precisamente da dove la voce provenisse, tentando cioè di individuare il luogo di una minaccia potenziale.

In particolare quando i partecipanti ascoltavano voci aggressive, il cervello si trovava in un alto stato di allerta e operava due differenti tipi di risorse attenzionali per individuare dove si trovava la voce arrabbiata nella stanza. La capacità di identificare potenziali minacce, utilizzando le nostre orecchie è la chiave per la sopravvivenza evolutiva.

"Ecco perché siamo interessati alla velocità con cui la nostra attenzione risponde alle diverse intonazioni delle voci intorno a noi e al modo in cui il nostro cervello affronta situazioni potenzialmente minacciose", ha spiegato l'autore Nicolas Burra dell' UNIGE "Quando il cervello percepisce un suono emozionale target, l'attività del N2ac (un segnale cerebrale dell'attenzione uditiva) si è attivata dopo 200 millisecondi. Tuttavia, quando percepisce rabbia, il segnale N2ac è amplificato e dura di più mentre questo non accade nel caso della gioia".

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Dopo 400 millisecondi, il segnale dell'attenzione N2ac nei confronti delle voci aggressive appare disinnescato e altri segnali cerebrali chiamati “LPCpc” entrano in azione. Questi segnali per l'attenzione spaziale uditiva sono utilizzati per perfezionare la localizzazione del suono dal bilanciamento della stimolazione dallo spazio uditivo sinistro e destro. L'attività è stata più forte per le voci arrabbiate rispetto a quelle felici.

Gli autori riassumono così le loro ricerche "Le misure dei segnali N2ac e LPCpc hanno suggerito differenti selettività attenzionali per le voci minacciose e felici. I nostri risultati rivelano che il rapido coinvolgimento verso stimoli minacciosi, così come il rapido disinnescamento, sono meccanismi neuronali fondamentali che si verificano sia nella modalità visiva che uditiva. E' stato rilevato un generale e dinamico principio per l'organizzazione della relazione tra attenzione spaziale e localizzazione minacciosa, nel sistema nervoso centrale".

 

riferimenti bibliografici

  • Nicolas Burra, Dirk Kerzel, David Munoz, Didier Grandjean, Leonardo Ceravolo. "Early Spatial Attention Deployment Toward and Away from Aggressive Voices." Social Cognitive and Affective Neuroscience (First published: November 9, 2018) DOI: 10.1093/scan/nsy100

 

 

 

Articolo a cura della Dottoressa Giulia Inglese

 

 


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