Definire il Sé appare una impresa titanica senza l’ausilio di questa o quella impostazione psicologica, vuoi di matrice analitica, cognitiva o quant’altro, che ne deriva la descrizione dai suoi presupposti teorici.
"L'essere vivente, dal batterio all'homo sapiens, obbedisce a una logica particolare secondo la quale l'individuo, sebbene effimero, particolare e marginale, considera se stesso il centro del mondo. Tutti gli altri sono esclusi dal luogo ontologico del soggetto, inclusi i gemelli omozigoti, i familiari, i propri simili. In base a una legge d'esclusione che richiama alla mente il principio di Pauli, questo egocentrismo, che esclude da sé stesso tutti gli altri esseri, questa computazione, questo ethos per il sé fornisce la definizione logica, organizzativa ed esistenziale del concetto di soggetto." (Morin, 1981)
“Qualsiasi tentativo di concepire le persone esclusivamente come un genere di cose del mondo che persistono nel tempo, finirà con l’imbattersi in questo ostacolo. Il Sé che appare al soggetto sembra scomparire all’analisi esterna.” (Nagel, 1979)